Non è necessario avere un’opinione sulla questione dell’identificazione per accedere ai siti porno, quando è possibile leggere per intero l’ottimo
Tette e gattini di Matteo Flora per capire le implicazioni, scoprire come si fa nel resto dell’Europa, elaborare una volta per tutte che a questioni complesse non si risponde con soluzioni semplici, perchè sono sbagliate.
Mi scappasse detto dal dodici di novembre in avanti che ho una VPN, beh,
ho una VPN da anni e la uso in questo momento preciso per scrivere da iPad su Mac. Ho anche un’altra VPN, da ancora prima, quasi mai usata se non per guardare qualche evento sportivo negli Stati Uniti. Ecco, non farò parte del boom prossimo venturo.
È possibile che il danno di reputazione e di immagine causato dall’attuale presidenza ai prodotti statunitensi abbia anche connotazioni positive?
Forse la risposta è sì e l’indizio è uno: l’allontanamento dal cloud velenoso di Microsoft.
Un conto è
il passaggio all’open source del land tedesco Schleswig-Holstein. Lo stesso conto è
l’adozione di Nextcloud da parte del Ministero dell’economia austriaco.
La sovranità digitale è un tema diverso da quello delle piattaforme aperte; dipende anche da considerazioni politiche, cultura locale, a volte da chi vince le elezioni.
Sempre alle prese con le due minorenni impuberi come nel caso del
telecomando Apple TV da riavviare, abbiamo affrontato le prime avventure della scuola secondaria di primo grado.
Abbiamo un rapporto migliorabile verso le divisioni quando cominciano a diventare interessanti, quando il divisore ha più cifre, quando ha i decimali e via dicendo.
Per questo, compiti istituzionali a parte, cerchiamo di svolgere qualche divisione tutti i giorni o quasi, per riprendere familiarità con i concetti e con il ragionamento.
Canva l’ha combinata grossa e sembra pure bella.
Il mistero annunciato con la
messa a disposizione gratis delle app Affinity per iPad è stato svelato e accidenti.
Le tre app che componevano la suite Affinity – bitmap, vettoriale e impaginazione –
sono diventate una sola, Affinity, composta dai tre ambienti, per Windows e Mac. È già annunciato l’arrivo della medesima proposta per iPad ed è sufficiente aspettare, mentre intanto è possibile usare le app singole.
Nell’ambito della campagna di alfabetizzazione
scopri cose utili sul funzionamento del tuo telecomando di Apple TV, le figlie hanno richiesto una consulenza preoccupate: non funziona più il volume.
Riavviato il televisore, riavviata la Apple TV e rimasto con il telecomando inutile in mano a mo’ di cerino, l’unica possibilità era riavviare il telecomando.
Non c’è bisogno di ricerche esoteriche, dal momento che esiste naturalmente una
pagina di supporto in tema.
Si tratta di tenere premuti cinque secondi contemporaneamente il pulsante TV e il pulsante Volume giù, in generale quelli in alto a destra e in basso a destra sulla pulsantiera. Si ignora il pulsante-trackpad in alto.
Mi rivolgo alla comunità per consulenza e supporto su una faccenda di iPadOS 26 di cui non ho idea di come venire a capo.
Quando aprivo File prima dell’aggiornamento, si apriva l’ultima cartella utilizzata e il mondo era un luogo di pace e armonia.
Se apro File adesso, in prima battuta appare un’anteprima solo testo di un file che a naso mi pare l’ultimo file elaborato sulla macchina.
A me andrebbe anche bene; molto spesso si tratta di un file da completare cui sto lavorando. Un miglioramento rispetto a prima. Qui però inizia l’arcano.
Ho apprezzato molto l’arrivo di Anteprima su iPad per effetto di iPadOS 26. Il mio lavoro sui PDF è occasionale e periferico e gli strumenti finora offerti dal sistema mi sono sempre bastati. Fa solo piacere vederli consolidati in una app precisa e identificabile; prima le cose funzionavano ma c’era un effetto di galleggiamento a mezz’aria che fa piacere abbandonare.
Un’altra cosa gradevole del nuovo Anteprima è la schermata di presentazione del programma, con l’ingranditore libero di essere spostato in giro per lo schermo. Niente più che impreziosimento estetico, tuttavia ottimamente realizzato e, volendo, anche un bel biglietto da visita per gli aspetti positivi di Liquid Glass. Come demo, ne vorrei uno così per qualunque app di pregio.
Cose che ho inviato alla mailing list dei Copernicani (più qualcosina extra) in merito alla supposta intelligenza artificiale. Iniziano ad aprirsi le botole in cui finisce l’eccesso di entusiasmo.
Una calcolatrice può operare mille somme esatte e sbagliarne una per un errore di arrotondamento. I circuiti sono sempre quelli ma l’esito è diverso da quello prevedibile, dovuto a limiti insuperabili della logica interna; un chatbot passa mille informazioni esatte e una sbagliata lavorando sempre esattamente nello stesso modo. Non c’è un errore nell’esecuzione dell’algoritmo, non c’è un limite intrinseco interno. Un chatbot produce sempre il proprio esito prevedibile.
Posseduto dal fascino di vedere Doom
funzionare ovunque, sono rimasto coinvolto in un conundrum (in inglese, problema complicato o confuso, di difficile soluzione).
Voglio dire, dopo il
satellite, non vogliamo fare funzionare Doom anche su Mac?
Il gioco vive oggi su
Steam, in vendita a venti euro, e su
Gog in supersconto a tre euro e sessantanove. Volendo si può giocare da Google Play Store tramite l’emulatore
BlueStacks e cinque euro e mezzo.
Ma Doom non è open source?
Non è colpa mia se Apple TV (da poco, qualsiasi cosa riguardi Apple e i contenuti video
si chiama Apple TV, siano i programmi, l’apparecchio o la app) ha smesso di trasmettere il baseball nella notte tra venerdì e sabato.
Così nello stesso momento ho guardato senza rimorsi il basket NBA su Prime Video.
Prima di dare un giudizio sulla copertura preferisco vedere almeno ancora un paio di partite. L’unica cosa da dire subito, anticipando che è un mio problema di snobismo, è il disappunto per il commento in italiano. Lo vorrei originale, come per il baseball (durante il quale, arrivo a dire, mi mancavano gli inserti pubblicitari nativi). Altrimenti, che si possa commutare la lingua, opzione che mi è parsa non disponibile.