La capacità di divulgazione che Internet consente è uno dei motivi per i quali la rete dovrebbe essere dichiarata patrimonio assoluto dell’umanità e qualsiasi regime intento a erigere firewall punitivi o a tagliare cavi sottomarini o a isolarsi dal traffico globale venire sanzionato con la massima durezza.
Perché su Internet è facile perdersi e finire in aree micidalmente vuote di valore. Oppure imbattersi in articoli come quello di Julia Evans sul perché un byte è fatto da otto bit .
Dice l’anziano-dentro, non sono più i tempi di una volta, quando con i computer si poteva smanettare.
Ecco che su Hackaday trovi uno smanettatore impegnato nel progetto che ha chiamato PotatoP . In inglese, potato può essere un dispregiativo per un apparecchio poco prestante o sottoequipaggiato.
Si tratta di un portatile completamente autocostruito, in via di completamento, con schermo in bianco e nero da cinquantatré caratteri per riga, per il quale l’autore ha anche scritto un editor di testo elementare, che fa pochissime cose ma tutto l’essenziale e, sorprendentemente, quanto gli basta per programmare in modo soddisfacente.
Credo di avere raggiunto il livello di saturazione verso le notizie di nuovi editor di testo Markdown che porta ad aprire il portello del forno in cucina, infilare la testa e aprire il gas.
A salvarmi sono l’avere un forno elettrico e che grazie al cielo Internet riesce ancora a regalare eccezioni, come in questo caso scrutch . Un animale curioso e che potrebbe tornare utile pur funzionando via browser, anzi, proprio per quello.
Su Freeform , intendo (e vario altro, come oramai di abitudine). Quello che avevo da dire è entrato più o meno trionfalmente nella cinquantaquattresima puntata del podcast di A2 , fresca di pubblicazione, pronta da ascoltare.
Nel fiume di considerazioni, provocazioni, approfondimenti, discussioni, rivelazioni, cazzate emerite, riflessioni, commenti, chiacchiere, correzioni fraterne, anteprime, trucchi e segreti, retroscena e prossimamente, buono o cattivo, quello che non riesco mai a trasmettere pienamente sono la stima e l’amicizia per i due Unici di A2, Filippo e Roberto.
Servirebbe una sterzata di novità presso gli App Store.
Su iOS e iPadOS non accadrà. A riecheggiare la battuta di Ronald Reagan sul debito pubblico americano, App Store è abbastanza grande per badare a sé stesso. Il successo dell’iniziativa è stato siderale e la crescita ha passato ogni limite ragionevole. Il meccanismo ha una inerzia tale che nessun cambiamento radicale ha la possibilità di incidere. Quindi ci terremo il buono e il cattivo, le app più belle del mondo e anche le pubblicità indesiderate, i clonacci, i freemium tossici.
È tornata alla ribalta in modo importante per la mia quotidianità di ieri la Plain Person’s Guide to Plain Text Social Science di Kieran Healy, cui avevo accennato . Per questo motivo:
Si può svolgere lavoro produttivo, aggiornabile e riproducibile con ogni tipo di configurazione software. Questa è la ragione principale per la quale non vado in giro a incoraggiare chicchessia a convertirsi all’uso delle applicazioni che uso io. […] Così questa esposizione non è orientata a convincere alcuno che esista Una Vera Via all’organizzazione delle cose.
Le esperienze personali contano fino a un certo punto. Il campo di gioco è talmente vasto che parlare di vicende vissute da milioni di persone in funzione di quello che è successo a te è semplicemente ridicolo. Ergo, meglio non parlarne.
Ho esperienza personale di visite in Apple Store, a volte per qualcosa di buono – come un nuovo acquisto – e a volte per qualcosa di meno buono, come un guasto o un problema altrimenti irrisolvibile.
Come ripromesso, ho dato un po’ di spazio alla riscoperta di Fluid Concepts and Creative Analogies . Pagina 35, al paragrafo Intelligenza generale contro conoscenza esperta:
Una cosa che mi disturbava era comprendere che avevo fatto del mio meglio per infilare nel mio programmino quanta più sofisticazione matematica potevo mentre, riflettendoci, la sofisticazione matematica non mi interessava, al contrario dell’intelligenza del programma. Se a quei tempi fosse esistito il termine, avrei potuto affermare di essere stato risucchiato nella trappola dei sistemi esperti: l’idea che la chiave dell’intera intelligenza sia semplicemente conoscenza, conoscenza e ancora più conoscenza.
Sono piuttosto attento a tenere in carica gli apparati sulla scrivania. Con Apple Pencil è un po’ diverso perché tuttora non fa veramente parte del mio flusso di lavoro e non è uno strumento che senta di voler utilizzare.
Così è successo che me la sia dimenticata per giorni sulla scrivania suddetta, anche perché non c’è l’idea del connettore; si carica se aderisce magneticamente al fianco destro di iPad. Anche quando non sono in viaggio con iPad, spesso sono in giro per casa; vedo la Pencil attaccata, la stacco perché non mi serve e poi non la riattacco.
Un segreto di Pulcinella di chi si interessa ai libri, per lavoro o per diletto o per entrambi, è l’esistenza di una cartella condivisa su Dropbox contenente un gran numero di libri piratati. Immagino anche che esistano più cartelle, di cui ignoro l’esistenza.
Dico piratati e non rubati o illegali con intenzione; sono rubati e sono anche per lo più illegali, ma il punto è che sono piratati.
Significa che in forma di ebook sono sballati, mancanti di qualche pezzo, con i Css fuori posto.
Ho letto sovente descrizioni del basket come poesia in movimento e, da cestista di lungo corso, devo dire che certe evoluzioni nell’NBA si avvicinano alla congiunzione tra artistico e atletico.
Il baseball mi dà invece sensazioni del tutto diverse. È una metafora della vita, di come siamo soli di fronte al mondo ma possiamo affrontarlo meglio se ci coordiniamo. Ci ho giocato solo due anni, ma posso dire che il baseball insegna a vincere la paura, concentrarsi, credere in sé e anche a mettersi anima e corpo al servizio degli altri.
I tempi lo esigono: provo a rispolverare la lettura di Fluid Concepts and Creative Analogies , il libro di Douglas Hofstadter dedicato al suo lavoro pluridecennale sulle scienze cognitive, termine che ha adottato dopo avere visto la confusione che si era creata attorno a intelligenza artificiale.
Si parla di quarant’anni fa ed ecco che sembra oggi.
Due cose che non ricordavo: la prima, gli ultimi anni di ricerca da parte del Fluid Analogies Research Group (i FARGonauti) si sono svolti in Italia, presso l’ Istituto di Ricerca Scientifica e Tecnologica di Trento .