A costo di risultare più noioso del solito, voglio evidenziare le recensioni meritevoli del nuovo iPhone. Oggi, quella di Halide, produttrice di una delle migliori app di fotografia su iPhone.
Come in altri casi, tantissimo resoconto tutto da leggere e foto spettacolari, per quelli che hanno solo voglia di guardare.
Intanto viene dato un giudizio, per così dire, tradizionale:
Se vuoi un verdetto rapido: iPhone 16 Pro è una fotocamera pazzesca perché tra Camera Control, Zero Shutter Lag e i suoi Photographic Styles evoluti, coglierà più momenti di quanto abbia fatto qualsiasi altro iPhone, con ampio margine, e questo mi basta a raccomandarlo rispetto a qualsiasi modello precedente.
Una rosa è una rosa è una rosa.
— Gertrude Stein
Capita poco frequentemente che nel cinico e materiale mondaccio digitale si faccia filosofia, però quando succede è interessante. Per esempio, le possibilità di manipolazione senza fine delle immagini portate dai grandi modelli linguistici ci spingono a chiederci che cosa intendiamo oggi per fotografia e se qualunque definizione risenta, magari anche quanto, del tempo passato e dei progressi tecnologici.
Grazie a Jon Erlichman per il servizio pubblico svolto con la raccolta in un tweet dei commenti di otto anni fa di fronte all’uscita di AirPods.
Apple is expected to sell about 90 million AirPods this year.
That would generate more than $20 billion in revenue for the company. These were some of the headlines when the AirPods were first unveiled 8 years ago. pic.twitter.com/aFnPzfrtVM
— Jon Erlichman (@JonErlichman) September 15, 2024 Scrive Erlichman:
Quando scriverò un libro sui numeri casuali, introdurrò con il fatto che non sono capace di invidiare. Sin da giovane, quando nella compagnia giravano le ragazze, che dopo, quando i compagni di basket la buttavano sull’altezza o nel mondo del lavoro, dove tanta gente confronta in base ai soldi, semplicemente neanche mi viene da provarci e le fortune degli altri mi lasciano indifferente (o contento se si tratta di amici).
Nonostante sia tuttora in mostra sul web come una shell a riga di comando per gli anni novanta e sia passato talmente tanto tempo da chiedersi se siano stati quelli scorsi o quelli prossimi, mi pare di capire che fish sia tuttora una dignitosa protagonista nell’agone dei sostituti del Terminale.
Solo pochi giorni fa Julia Evans elencava una buona serie di ragioni per cui continuare a amare fish e, in risposta a un suo sondaggio informale su che shell usassero interattivamente i suoi contatti Mastodon, sono arrivate duemilaseicento risposte di cui una su sei indica fish.
Troppo bello trovare una presentazione del 2024 (vabbeh, gennaio, ok) dedicata ad imbracciare Common Lisp nel mondo moderno e sì, mi permetto di tradurre embrace come imbracciare perché suona come prendere in mano qualcosa che può darti un potere, da usare bene ovvio. Avrei potuto scrivere adottare ma suona anche come un bel gesto verso qualcuno che ha bisogno. Niente di male, anzi, Steve Jobs è stato adottato, per dire. Però preferisco, stavolta, imbracciare.
Coniato il termine Agi (Artificial general intelligence), ci manca solo da capire quando questa agognata intelligenza artificiale generale arriverà davvero. Nessuno ce l’ha. Nessuno lo sa veramente. Tutti sperano che dai laboratori esca un jolly, una scoperta imprevedibile che di improvviso spiani la strada.
Ma come inganniamo il tempo e vendiamo il prodotto, nel frattempo? Diamine, che problema c’è? Partiamo con la Artificial superintelligence (Asi), la superintelligenza artificiale che sarà, udite udite, superiore alla Agi.
Eh sì, Apple vuole complicare la vita di chi vuole ripararsi il telefono con soluzioni sempre più cerebrali e proprietarie.
Poi arriva iFixIt e mostra che nel nuovo iPhone 16 viene usato un tipo di adesivo di cui nella mia ignoranza non sapevo nulla: la sua resistenza è fortissima… ma, sottoposto a una tensione di dodici volt per sessanta secondi, non aderisce più e si toglie come se fosse un foglietto.
WordPress si è propagato al quaranta percento del web attraverso una strategia del minimo comune denominatore: noi ti facciamo stare in piedi la baracca gratis e quello che manca ti arrangi a metterlo, tanto qualcuno ti vende un plugin e che sia fatto di cartone a noi non interessa, mentre conta invece che ce ne siano settantamilamilioni così da illuderti di compiere una scelta.
Una delle cose che manca è lo hosting e non mancano decinaia di aziendine che vendono hosting basati su WordPress e su una strategia del minimo comune denominatore: ti facciamo spendere poco però ti diamo WordPress già pronto e quello che manca ti arrangi a metterlo, tanto è pieno di plugin.
Austin Mann è un uomo che tiene alla tradizione e, come tutti gli anni, è andato a provare fotograficamente il nuovo iPhone in qualche luogo particolare.
Quest’anno, bontà sua e degli sponsor, ha scelto il Kenya per mettere sotto pressione iPhone 16 Pro.
Anticipo i risultati: il professionista sarà contento dei progressi compiuti rispetto al modello precedente di fotocamera, mentre l’amatore non noterà necessariamente differenze sensibili.
Il che, lo scrive anche lui, dopo tutte le iterazioni avvenute anno dopo anno, è anche prevedibile; il tempo in cui da un iPhone a quello dopo o quello dopo ancora passava una serie di miglioramenti clamorosamente evidente è terminato.