La lite tra Wordpress e WP Engine a chi gioca al ribasso nel modo più sporco è diventata una faida su cui torneremo perché succedono cose indicibili.
Intanto, una parola sullo sviluppo: secondo il padre padrone di WordPress Matt Mullenweg, Automattic – la sua azienda, con cui controlla la creatura – contribuisce allo sviluppo e alla crescita di WordPress con tremilanovecento ore di lavoro alla settimana. WP Engine ne dedicherebbe invece non più di quaranta.
Nel raccontare la sfida delle capacità umane contro il gioco Tetris citavo le informazioni a disposizione a gennaio:
Si dice che, tecnicamente, non sarebbe impossibile trovare un modo di fare funzionare Tetris fino al livello duececentocinquantacinque, terminato il quale il gioco tornerebbe al livello zero, in una specie di rinascita alla fine di un ciclo di vita, e che intelligenze artificiali sarebbero al lavoro per dare la caccia al record definitivo.
Diciamo che vantarsi di avere scritto un milione di parole in otto anni sul proprio blog è anche un po’ tirarsela.
Personalmente preferisco ammirare persone come Dave Winer, qualsiasi numero di parole abbiano prodotto. Oggi il blog di Winer compie trent’anni e chiunque pretenda di avere cominciato prima di lui, specie pensandolo come un blog, è un millantatore.
Anche perché, nel contempo, Winer ha prodotto probabilmente più righe di codice che parole nel suo blog.
Si può essere tranquillamente sostenitori dell’ecosistema Apple e tifare per la prosperità del mondo open source, che in un certo senso è l’assicurazione sulla vita digitale. Comunque vadano le cose, c’è una piattaforma comune che non fa distinzioni di provenienza e facilita l’accesso alle tecnologie da parte di molte persone in più.
L’open source inoltre tiene nel settore menti straordinarie che si troverebbero a disagio nelle aziende commerciali oppure che le disdegnano per principio (quando non per averle provate).
Un’interfaccia per ghermirli
e nel buio incatenarli.
Tolkien era così avanti che nel Signore degli anelli ha inserito una potente allegoria sulle interfacce utente.
A un certo punto in azienda spariscono l’umiltà, la logica del servizio, l’attenzione al design, come funziona. Sostituiti da brama di potere, hubris e ambizione dirigenziale.
È il momento in cui la tentazione del potere diventa irresistibile, in cui si vara il progetto dell’interfaccia unificata, valida per tutti gli apparecchi.
Come, come? Matt Birchler ha scritto un milione di parole negli scorsi otto anni?
Dilettante.
(Con rispetto, eh. Le sue sono pagate).
Il post linkato è pubblicitario e rimanda a un prodotto VPN di cui so nulla, mai provato mai sentito prima.
Fatta la tara al contenuto promozionale, contiene comunque una osservazione quasi elementare e spesso ignorata dai più: per installare una VPN su iPhone non è strettamente necessaria una app. Nelle Impostazioni c’è spazio per configurare una VPN con i suoi parametri.
In un mondo dove fidarsi è diventato impossibile, avere un fornitore di VPN che ti passa i parametri per fare a meno della sua app è un bel tocco di classe.
Un artista dell’integrazione tra vecchio hardware e nuovi tempi recupera una tastiera Apple Desktop Bus di un Apple IIgs e la ristruttura da cima a fondo, dotandola di connettore Usb-C, connessione Bluetooth, schermo per controllare le impostazioni. Tutto dentro il guscio originale della tastiera.
Il progetto è ingegnoso e non banale; basti dire che l’autore ha retroingegnerizzato le connessioni interne tra i tasti per raggiungere l’obiettivo, lavorando su una breadboard esterna per capire come cablare i nuovi componenti aggiunti all’apparecchio.
A costo di risultare più noioso del solito, voglio evidenziare le recensioni meritevoli del nuovo iPhone. Oggi, quella di Halide, produttrice di una delle migliori app di fotografia su iPhone.
Come in altri casi, tantissimo resoconto tutto da leggere e foto spettacolari, per quelli che hanno solo voglia di guardare.
Intanto viene dato un giudizio, per così dire, tradizionale:
Se vuoi un verdetto rapido: iPhone 16 Pro è una fotocamera pazzesca perché tra Camera Control, Zero Shutter Lag e i suoi Photographic Styles evoluti, coglierà più momenti di quanto abbia fatto qualsiasi altro iPhone, con ampio margine, e questo mi basta a raccomandarlo rispetto a qualsiasi modello precedente.
Una rosa è una rosa è una rosa.
— Gertrude Stein
Capita poco frequentemente che nel cinico e materiale mondaccio digitale si faccia filosofia, però quando succede è interessante. Per esempio, le possibilità di manipolazione senza fine delle immagini portate dai grandi modelli linguistici ci spingono a chiederci che cosa intendiamo oggi per fotografia e se qualunque definizione risenta, magari anche quanto, del tempo passato e dei progressi tecnologici.