Pro come una matita
Ricevo e pubblico da Stefano, che ringrazio. Sono sempre molto curioso di notizie sull’interazione personale con hardware e software.
Ricevo e pubblico da Stefano, che ringrazio. Sono sempre molto curioso di notizie sull’interazione personale con hardware e software.
Il mondo è bello perché è vario: riferisce Bbc che si possono trovare trecentomila svalvolati disposti a firmare una petizione a favore nel mantenimento del jack audio su iPhone 7, scarsamente consapevoli dei fatti che nessuno sa veramente come sia fatto un iPhone 7 e, ove anche iPhone 7 eliminasse il jack, la petizione poteva magari essere utile un paio di anni fa, al momento della progettazione, e non certo a pochi mesi dalla produzione di massa, quando qualsiasi modifica di questa portata è del tutto impossibile a meno di comportare ritardi epocali.
Il vino dell’oste è chiaramente il più buono, tuttavia anche all’autopromozione ci dovrebbe essere un limite: se Microsoft sostiene che il suo browser Edge consuma meno batteria degli altri, questo dovrebbe risultare vero. O almeno quasi vero. Invece, ecco saltare fuori Opera dopo pochissimo a smentire e dichiarare consumi energetici più giudiziosi di quelli di Edge. La polemica è proseguita e ciò poco interessa, perché si tratta di test sempre piuttosto lontani dagli schermi di utilizzo dell’utente tipico e, per quanta differenza faccia il consumo di un browser rispetto a un altro, vedo la cosa poco decisiva nel mondo reale.
Devo ammettere che non sono ancora pronto e, specialmente per l’alternarsi di approfondimenti e leggerezza cui ero abituato, sento la mancanza di una recensione di macOS firmata John Siracusa. Nonostante questo, per completezza e dettaglio posso solo raccomandare la lunga copertura della Developer Preview di Sierra allestita da Ars Technica. Ora come ora è la lettura più completa ed equilibrata possibile sul tema. Ottantaquattro paragrafi sono molti e dimostrano come ci sia da dire utilmente su Sierra.
Ritorno sul frusto tema Apple si dimentica dei professionisti per via di un interessante articolo di Horace Dediu sullo stato dell’ecosistema Apple. Una serie di grafici riassume l’andamento dei ricavi dei servizi come vendita di musica, app, libri eccetera. Si nota che le Pro Apps rappresentano una fonte di ricavo minima rispetto al totale. La cosa più interessante è che in termini assoluti questi ricavi sono piuttosto costanti negli anni. C’è stato un certo incremento attorno al 2010-2011 (presumibilmente quando Apple, secondo molti, si preparava ad abbandonare Mac per pensare solo a iPhone e iPad) e recentemente una flessione… che porta i valori ai livelli del 2006-2007, quando iPhone e iPad non c’erano e, sempre secondo il meme, i professionisti non venivano trascurati.
Quando, un numero oramai discreto di anni fa, cadde il blocco sovietico e si dissolse l’Unione omonima, tra mille immagini e video e commenti mi colpì uno striscione di manifestanti: Settant’anni di marcia verso il nulla.
Quando si vede un articolo con un accenno di originalità, nella povertà generale dei contenuti che si vede fuori da Facebook (al cui interno è peggio), pare di respirare una boccata di ossigeno. Il titolo è watch è solo un segnaposto e la tesi è interessante. Perfino l’ambientazione, che suggerisce l’utilità di un apparecchio che consenta di tenere le mani libere. Ho sempre sostenuto che la ragione d’essere di watch è lasciare iPhone in tasca e il concetto non è dissimile.
Anche stavolta sono fuori tema come quando ho citato l’incredibile lavoro del blog Typeset in the Future relativamente a 2001 e soprattutto Alien.
L’amico Blue ha pubblicato ahimé su Facebook una lunga critica degli strumenti software disponibili su Mac, ieri e oggi, per concludere che lo ieri era molto meglio. Tra le altre cose, dice questo: authoring: con HyperCard (e SuperCard) creavo ogni sorta di applicazione anche assolutamente Pro, dai giochi al multimediale alle utilities. Con AppleScript facevo comunicare le applicazioni; con FileMaker creavo gestionali. Oggi resta solo l’ultimo. AppleScript continua a funzionare e permette di realizzare ogni sorta di applicazione, ma non è questo il punto.
Quando leggo della presunta obsolescenza programmata di Apple e della deriva consumistica che spinge il cliente a cambiare telefono tutti gli anni mi sento fuori dal mondo; la mia esperienza è di acquisti assai diluiti nel corso del tempo e lo scrivo alla vigilia del momento in cui probabilmente acquisterò un nuovo Mac, per stare al passo con macOS Sierra che apparentemente non funzionerà sul mio MacBook Pro 17” MacBook Pro che è di febbraio 2009 e continuerà a vivere anche dopo un nuovo acquisto, con sette anni abbondanti di servizio straordinario sulle spalle.