La dimostrazione perfetta che perseguire qualsiasi utilizzo della tecnologia solo perché è possibile farlo, è un danno per la comunità.
Su Twitter è apparso un bot, @Wordlinator, che insulta variamente chi condivide l’esito di una sua partita di
Wordle. C’è una logica: è legittimo infastidirsi se qualcuno abusa della libertà di comunicare fornita dai social media allo scopo di inviare informazioni non interessanti.
Solo che il bot, alla fine degli insulti, comunica anche la parola che verrà usata da Wordle il giorno dopo. Twitter ha deciso per questo (e non per gli insulti) di bannarlo. Infastidire chi infastidisce è una cosa; rovinare il gioco a chiunque sia in ascolto è un’altra cosa.
Una agenza di consulenza open source ha sottoposto alla propria comunità un elenco di progetti possibili su cui lavorare, pronti a realizzare quello che avrebbe raccolto più donazioni.
Nell’elenco ha prevalso la pseudoclasse Css :focus-visible per WebKit (in pratica, per Safari).
Così l’agenzia ci ha lavorato e ha proposto la miglioria al gruppo di lavoro WebKit. Il quale ha collaborato con l’agenzia per mettere a posto qualche problema e ha infine pubblicato la modifica nella più recente versione di
Safari Technology Preview, una versione più avanti di quella ufficiale usata per anticipare nuove funzioni, fare test, lavorare al futuro prossimo del browser.
Soprattutto,
che cosa vedevamo. L’interfaccia che avremmo a disposizione se macOS Catalina funzionasse su una risoluzione di 512 x 342 pixel, quella del primo Macintosh.
Seguendo la timeline di @NanoRaptor si notano altri paragoni suggestivi in tema.
Per ora si può lasciare un commento dalla
pagina apposita di Muut per QuickLoox. I commenti torneranno disponibili in calce ai post appena possibile.
Da socio dei
Copernicani, mi permetto un post in cui si fa politica. Mai ne scriverei uno, tuttavia, che sia partitico. I Copernicani sono meravigliosamente apartitici, concreti e consapevoli delle opportunità della tecnologia. In tre giorni capitano due opportunità interessanti e per una volta le segnalo.
Tutto oggi si può
votare simbolicamente per scegliere il Presidente della Repubblica con un sistema di votazione diverso da quelli usuali e usato dai Copernicani stessi per le nomine delle cariche interne all’associazione. Si parla di una figura sopra le parti, la rosa dei candidati è molto ampia, alla fine si finisce per produrre un sondaggio che poi sarà curioso confrontare con l’elezione effettiva per vedere se e quanto differisce nell’esito.
Devo confessare. Sono tornato brevissimamente nel campo del giornalismo per dare una mano a un amico che doveva trasformare in articolo il resoconto di una sua conferenza.
Uno ero io. L’altro era lui, uno dei padri della Internet italiana, con una conoscenza della tecnologia prossima all’infinito.
Per un motivo o per l’altro, siamo partiti da un file testo… e siamo passati per Open Document, Pages e Word prima della consegna della versione finale.
Lidia e io abbiamo terminato vittoriosamente
Bugdom 2, gioco di azione di
Pangea che compie vent’anni.
Pangea è stata un nome di rilievo a un certo punto della storia di Macintosh e per alcuni anni i suoi giochi sono stati inclusi nei nuovi Mac grazie a un accordo con Apple; nel 2008 l’azienda decise di puntare tutto su iOS. Sa allora non è successo moltissimo (l’ultima uscita è del 2014); in compenso ci sono ancora segni di vita. Il sito, d’altri tempi, funziona e i giochi sono regolarmente disponibili su iOS e iPadOS, a volte anche aggiornati alle ultime versioni dei sistemi operativi.
Poco dopo essere entrati nel XXI secolo,
The Open Group
intentò causa ad Apple per abuso di marchio registrato: Mac OS X Server parlava di Unix, ma non passava la relativa certificazione.
Sì, a quel punto del lavoro avevamo accesso all’intero codice sorgente di Apple.
Le opzioni erano due,
racconta Terry Lambert, che si occupò di risolvere il problema: rendere Mac OS X conforme a Unix e così disinnescare la causa, nella quale The Open Goup chiedeva duecento milioni di danni; oppure comprare The Open Group, probabilmente per un miliardo di dollari.
Microsoft ha acquisito una software house capace di produrre giochi fuori dal coro e con quel qualcosa in più, per trasformarla in una macchina da soldi che guarda solo a profitto, produce a questo scopo giochi ordinari e uguali a tutti gli altri, spesso o in prima battuta solo per i propri sistemi.
Parlo naturalmente di Bungie, un tempo autrice di capolavori come la serie
Myth o
Marathon e oggi, dopo l’acquisizione del 2000, appiattita sullo
sparaspara multiplayer online che fanno tutti, tutti allo stesso modo.
L’ultimo tentativo da parte di Apple di creare qualcosa di vagamente vicino a una comunità immersiva è stato
eWorld, che fortunatamente si è chiuso nel 1996.
Abbiamo quindi una ragionevole sicurezza che Apple non si butterà nel metaverso come si accingono a fare Facebook e altri, nella vana speranza che la maggior parte delle persone gradiscano passare la più parte del loro tempo dentro una realtà virtuale (non saranno la maggior parte, oppure non ci passeranno così tanto tempo).
Mi dicono che sia futile insistere su
Wordle, che è un giochino.
Trovo, al contrario, che sia una dimostrazione perfetta delle possibilità di Internet, meno come mezzo tecnico e più come piattaforma unificatrice della nostra comunicazione, che potrebbe essere usata per dare il meglio.
Talmente perfetta che cinque anni fa uno sviluppatore ha lanciato una app di nome Wordle!, che non si è filato nessuno.
Uscito il giochino che per browser e gratuito, un esercito di wannabe si è buttato sulla app, a pagamento, con l’idea che fosse la stessa cosa.