Canva l’ha combinata grossa e sembra pure bella.
Il mistero annunciato con la 
messa a disposizione gratis delle app Affinity per iPad è stato svelato e accidenti.
Le tre app che componevano la suite Affinity – bitmap, vettoriale e impaginazione – 
sono diventate una sola, Affinity, composta dai tre ambienti, per Windows e Mac. È già annunciato l’arrivo della medesima proposta per iPad ed è sufficiente aspettare, mentre intanto è possibile usare le app singole.
            
              
            
          
        
        
        
          
          
          
            Nell’ambito della campagna di alfabetizzazione 
scopri cose utili sul funzionamento del tuo telecomando di Apple TV, le figlie hanno richiesto una consulenza preoccupate: non funziona più il volume.
Riavviato il televisore, riavviata la Apple TV e rimasto con il telecomando inutile in mano a mo’ di cerino, l’unica possibilità era riavviare il telecomando.
Non c’è bisogno di ricerche esoteriche, dal momento che esiste naturalmente una 
pagina di supporto in tema.
Si tratta di tenere premuti cinque secondi contemporaneamente il pulsante TV e il pulsante Volume giù, in generale quelli in alto a destra e in basso a destra sulla pulsantiera. Si ignora il pulsante-trackpad in alto.
            
              
            
          
        
        
        
          
          
          
            Mi rivolgo alla comunità per consulenza e supporto su una faccenda di iPadOS 26 di cui non ho idea di come venire a capo.
Quando aprivo File prima dell’aggiornamento, si apriva l’ultima cartella utilizzata e il mondo era un luogo di pace e armonia.
Se apro File adesso, in prima battuta appare un’anteprima solo testo di un file che a naso mi pare l’ultimo file elaborato sulla macchina.
A me andrebbe anche bene; molto spesso si tratta di un file da completare cui sto lavorando. Un miglioramento rispetto a prima. Qui però inizia l’arcano.
            
              
            
          
        
        
        
          
          
          
            Ho apprezzato molto l’arrivo di Anteprima su iPad per effetto di iPadOS 26. Il mio lavoro sui PDF è occasionale e periferico e gli strumenti finora offerti dal sistema mi sono sempre bastati. Fa solo piacere vederli consolidati in una app precisa e identificabile; prima le cose funzionavano ma c’era un effetto di galleggiamento a mezz’aria che fa piacere abbandonare.
Un’altra cosa gradevole del nuovo Anteprima è la schermata di presentazione del programma, con l’ingranditore libero di essere spostato in giro per lo schermo. Niente più che impreziosimento estetico, tuttavia ottimamente realizzato e, volendo, anche un bel biglietto da visita per gli aspetti positivi di Liquid Glass. Come demo, ne vorrei uno così per qualunque app di pregio.
            
              
            
          
        
        
        
          
          
          
            Cose che ho inviato alla mailing list dei Copernicani (più qualcosina extra) in merito alla supposta intelligenza artificiale. Iniziano ad aprirsi le botole in cui finisce l’eccesso di entusiasmo.
Una calcolatrice può operare mille somme esatte e sbagliarne una per un errore di arrotondamento. I circuiti sono sempre quelli ma l’esito è diverso da quello prevedibile, dovuto a limiti insuperabili della logica interna; un chatbot passa mille informazioni esatte e una sbagliata lavorando sempre esattamente nello stesso modo. Non c’è un errore nell’esecuzione dell’algoritmo, non c’è un limite intrinseco interno. Un chatbot produce sempre il proprio esito prevedibile.
            
              
            
          
        
        
        
          
          
          
            Posseduto dal fascino di vedere Doom 
funzionare ovunque, sono rimasto coinvolto in un conundrum (in inglese, problema complicato o confuso, di difficile soluzione).
Voglio dire, dopo il 
satellite, non vogliamo fare funzionare Doom anche su Mac?
Il gioco vive oggi su 
Steam, in vendita a venti euro, e su 
Gog in supersconto a tre euro e sessantanove. Volendo si può giocare da Google Play Store tramite l’emulatore 
BlueStacks e cinque euro e mezzo.
Ma Doom non è open source?
            
              
            
          
        
        
        
          
          
          
            Non è colpa mia se Apple TV (da poco, qualsiasi cosa riguardi Apple e i contenuti video 
si chiama Apple TV, siano i programmi, l’apparecchio o la app) ha smesso di trasmettere il baseball nella notte tra venerdì e sabato.
Così nello stesso momento ho guardato senza rimorsi il basket NBA su Prime Video.
Prima di dare un giudizio sulla copertura preferisco vedere almeno ancora un paio di partite. L’unica cosa da dire subito, anticipando che è un mio problema di snobismo, è il disappunto per il commento in italiano. Lo vorrei originale, come per il baseball (durante il quale, arrivo a dire, mi mancavano gli inserti pubblicitari nativi). Altrimenti, che si possa commutare la lingua, opzione che mi è parsa non disponibile.
            
              
            
          
        
        
        
          
          
          
            Non si può non rimanere affascinati, o almeno infastiditi, dal trend di fare eseguire 
Doom sopra 
qualunque apparecchio presente sulla Terra e dotato di un processore.
Adesso la definizione soprastante va aggiornata, perché siamo arrivati a eseguire Doom 
in orbita terrestre, a bordo di un satellite europeo.
Il frame rate è quello che è, perché lo hardware a bordo del satellite deve soprattutto proteggersi dalle radiazioni più che erogare potenza di calcolo. Bello constatare che l’Agenzia spaziale europea ci abbia messo una mano a livello di collaborazione, permessi e supporto tecnico.
            
              
            
          
        
        
        
          
          
          
            Parto da lontano e da una nicchia che interessa a una porzione assai ristretta di persone. Qui si gioca di ruolo, soprattutto a 
Dungeons and Dragons e, da ben prima della pandemia, oltre che a maggior ragione dopo essa, si struttura su tavoli di gioco online come 
Roll20.
Roll20 e i sistemi equivalenti digitalizzano e velocizzano varie operazioni tipiche del gioco di ruolo come la compilazione della scheda personaggio, il conteggio di danni/punti vita/attacchi/difese eccetera, il lancio dei dadi, la comunicazione tra giocatori e quella in-game dei personaggi rappresentati, bla bla bla.
            
              
            
          
        
        
        
          
          
          
            Domande paradossali ma neanche tanto: mi dicono che esiste 
Twake Drive, un clone open source di Google Drive.
Appena finito di scrivere questo post accendo un account. Sono curioso di vedere se e come possa sostenersi visto che, come pare, è tutto gratuito.
Ma più di questo, perché non dovrei comprarmi un disco rigido come si deve, installare il 
codice da GitHub e mettere il sistema a disposizione di tutta la famiglia? Perché non dovrebbero farlo tutte le famiglie? Non dico i condominî, ma le famiglie? Le scuole? Perché non le piccole e medie aziende? E perché nessuno lo impacchetta e lo vande davvero alle famiglie illuminate? Dovrei farlo io con una cordata di amici? O qualcuno più capace e con una visione di impresa?