Insisto tanto su HTML perché è un linguaggio di marcatura. Vuole dire che lo uso per contrassegnare un pezzo di testo e spiegare che è un paragrafo o una tabella o un sottolineato. Significa che descrivo quel pezzo di testo e per conseguenza ne conosco, ne capisco, ne imparo la natura all’interno del testo stesso. Quando apro un paragrafo con Word, vado a capo, due volte per giunta (niente mi aiuta a distinguere un paragrafo da un capoverso, in Word) e non succede niente, a parte creare due righe vuote. Niente spiega che cosa stia succedendo, niente viene descritto, niente viene imparato.
Da quanto tempo non provavo l’urgenza di scaricare una Utility per Mac? Con
clui posso assicurare che questa sensazione è pienamente ritornata.
clui somministra i classici steroidi al Visore Caratteri di Mac e permette non solo di scegliere caratteri Unicode ma di cercarli, raggrupparli, ottenere informazioni su essi come il Visore caratteri proprio non fa.
Dove sta quell’emoji che ricordo? Come si chiamano i caratteri nella nomenclatura di Unicode? Come faccio a creare sottogruppi di caratteri che mi servono al momento? clui fa tutto questo e anche molto altro.
Affascinante inchiesta di Ars Technica sullo
stato dell’arte dei mainframe, con rivelazioni inaspettate e, in mezzo alle cose scontate, anche varie informazioni inedite.
Scontato che siano pochi i mainframe nel mondo, che li usino grandi organizzazioni, che ci sia il problema di trovare programmatori COBOL. Meno scontato che un moderno mainframe possa contenere quaranta terabyte di memoria, che sia costruito su misura per il committente, che possa assicurare un uptime a cinque decimali, in pratica fermarsi per non più di una manciata di minuti in un anno.
Ho scritto per Techradar in passato e scommetto che l’autore non ha scritto questo titolo, il quale potrebbe inquadrare il pezzo in una luce diversa da quella che intendeva.
Benissimo; i quotidiani italiani vivono di titoli inventati in spregio all’articolo e ci sta. Peccato che all’autore scappi una frase come questa:
Ogni tanto leggo che i blog sono morti, perché i social, le piattaforme di collaborazione, il cloud, adesso l’AI e domani il gomito che fa contatto col piede.
Più che di blog è questione di spazi web personali. Sì, costano qualche euro al mese. Sì,hanno bisogno di cure e di imparare cose, proprio come un vaso di fiori sul davanzale. Sì, è anche per questo perché insisto sul lavorare con il testo, con HTML, con CSS, non con le sedicenti applicazioni per la produttività personale. Quelle non sono adatte per pubblicare su web.
Mi è arrivata l’email finale di chiusura di Streaming Foto. Per essere esatti, le cinque email finali, su altrettanti indirizzi.
Se non fossero arrivate, non me ne sarei accorto. Il tempo era un po’ ventoso ma bello e la temperatura ottimale. Abbiamo pure mangiato la pizza, ottima.
Sì, prima o poi ne sentirò la mancanza perché mi avrebbe fatto comodo su quella foto, o perché sto lavorando sul campo con iPad mentre scatto immagini con iPhone. Me ne farò una ragione. Di sicuro non genenerò una confusione inutile con l’accensione di iCloud Foto.
Il
Mensa, l’associazione nata per raccogliere la popolazione capace di raggiungere o superare il novantottesimo percentile nella scala del quoziente di intelligenza, ha milleottocento iscritti italiani.
Semplifichiamo e diciamo, anche se non è la stessa cosa, che grosso modo il Mensa aggrega il due percento più intelligente degli italiani.
Gli italiani aventi diritto di voto e residenti in Italia nel 2022 erano suppergiù quarantasei milioni.
Milleottocento è circa il quattro per mille di quarantasei milioni; il due percento di quarantasei milioni è novecentoventimila.
John Gruber ha pubblicato un sintetico aggiornamento all’indagine sul nuovo font preimpostato di Office e ai candidati alternativi,
materia trattata qui qualche giorno fa. Citazione ancora più sintetica:
I problemi di kerning con i PDF originali che ho prodotto si devono, alla fine, al fatto che stavo usando la versione web di Microsoft Word.
Un incubo condensato in due righe. Un programma che produce versioni diverse dello stesso documento a seconda della piattaforma, curato (per modo di dire) da un’azienda per la quale l’aspetto finale di un documento creato da una sua applicazione è sacrificabile.