Il land tedesco di Schleswig-Holstein ce l’ha fatta e, dopo
sei mesi di lavoro, ha
completato la transizione del proprio sistema di posta elettronica da Outlook e Exchange a
Open-Xchange e
Thunderbird.
Non tutto è andato sempre liscio e ci sono stati problemi di ritardi e implementazione. Come sempre quando si installa una infrastruttura informatica da trentamila persone, quarantamila indirizzi email, cento milioni tra email ed eventi di calendario ogni anno. Però tutto è stato risolto.
Per un’oretta ieri mi sono ritrovato con tre apparecchi su tre in modalità a basso consumo (in inglese Low Power Mode). Una combinazione irripetibile, come certe eclissi totali o certe comete che sono passate dai Maya e noi siamo ancora qui ad aspettare.
Di fatto, non me ne sono accorto. L’attività principale in primo piano prosegue invariata, servizi come lo hotspot funzionano e la durata degli apparecchi aumenta drasticamente. Ci sono tutte le ragioni per amarlo.
Hofstadter è una punta di diamante, ma non è l’unico a
creare ambigrammi.
Ci sono siti come
ambigr.am che contengono tutorial, set di glifi, creazioni provenienti da chiunque, annunci di gare eccetera.
Ci sono
ambigrammi in ASCII Art,
generatori di ambigrammi,
servizi a pagamento e molto altro.
Come qualità non siamo ai massimi, tuttavia per ispirazione, fare prove, muovere i primi ambipassi è tutto materiale utile.
Nell’ambito del filone di inchiesta cause perse che possono interessare veramente soltanto te, credo di essere l’unico ad aver individuato una novità di iPadOS che si addice al mio stile di utilizzo, diciamo, poco disciplinato delle piattaforme.
Un gruppo di pagine web in Safari può finalmente superare le cinquecento unità.
Suona assurdo ma ci sono sbattuto contro più di una volta. Fai una ricerca e apri dieci-quindici pagine in un colpo; non trovi più qualcosa che sapevi di avere aper aperto e per sintesi ne apri un altra; leggi una cosa interessante e cominci a seguirne l’ipertesto; questa o quella pagina la lasci aperta perché ci vuoi ritornare, ma passano i giorni e invece no. Il momento di ripulire Safari da tutte le pagine aperte arriva sempre domani e, nella realtà, ci si ritrova a quota conquecento.
Dopo quindici anni di suspense, sappiamo che l’Antennagate del 2010 è scoppiato per un difetto nel calcolo delle tacche che indicano la forza del segnale.
Venti byte di codice.
Affascinante più che altro vedere come l’autore ci sia arrivato.
Ci arrivò anche Apple, per quanto tardi. Un branco planetario di oche starnazzanti creò infatti
un problema di immagine enorme.
Non speravo più di vedere nuovi libri da parte di Douglas Hofstadter e invece ne arriva uno, anche se parla di ambigrammi e non di questioni che stanno più a cuore.
Lo presenta con un
articolo su The Atlantic scritto alla sua maniera, leggero e scorrevole, soprattutto pieno di ambigrammi animati tutti da guardare.
Qualche ambigramma arriva da lontano nel tempo e da libri precedenti, ma non ci scomponiamo: hanno più il sapore della visita di un vecchio amico che di una replica. Vederli animati, inoltre, è una piccola e gradevole sorpresa.
Mi sono speso molte volte per molto tempo a spiegare come la qualità delle batterie sia una questione essenziale. Molte di queste volte mi sono scontrato contro il muro di gomma del risparmio a tutti costi: le batterie Apple (di quelle si parlava) hanno un prezzo maggiore e allora le compatibili, che costano meno e ci sentiamo astuti nel comprarle, perché tanto alla fine sono batterie come tutte le altre.
È domenica e quindi niente cose pressanti, che pure ci sarebbero e che vedremo in settimana. Invece, c’è da installare su Mac
Folder Quick Look di App ahead.
Banalmente, è una estensione che abilita la Visualizzazione rapida dell’interno delle cartelle e dei file compressi come zip.
La visualizzazione dentro gli zip era già capitata in passato; quella dentro le cartelle mai e c’è davvero da chiedersi perché non sia mai stata proposta prima.
L’inizio di questo post lo devo a
kOoLiNuS per avere segnalato una congiunzione astrale davvero atipica: Affinity
ha eliminato ogni traccia delle sue app dall’App Store per Mac e ha reso gratuite le proprie app per iPad, che già erano un affare a pagamento, figuriamoci ora.
Non è dato sapere quando la congiunzione astrale favorevole terminerà. Poche ore prima di scrivere ho approfittato con successo dell’offerta, che è (o era) del tutto concreta.
Sembrerebbe che in Afghanistan
sia tornata almeno parzialmente Internet, dopo che i talebani
l’avevano azzerata in tutto il Paese.
Il blackout è durato quarantotto ore; un esponente del governo aveva attribuito la chiusura delle comunicazioni a una iniziativa per la prevenzione del vizio. Nessun’altra spiegazione è stata fornita, neppure per il ritorno della connettività.
La popolazione è sollevata, dopo che il Paese era rimasto paralizzato; si può ipotizzare che perfino i talebani non immaginassero quanto la comunicazione sia di importanza critica per una comunità estesa.