La gita a
Codemotion Milan 2025 è stata altamente istruttiva per farsi una full immersion nel mondo dello sviluppo software e di quello che gli sta intorno, dalla robotica alla ubiqua cosiddetta intelligenza artificiale.
La suddetta dà un bel po’ da fare in termini di integrazione e messa a punto per applicazioni specfiche. Ho visto gli stand di piccole società emergenti con piani precisi in questo senso a cui rivolgo i migliori auspici. Ho sempre il dubbio che il business finisca lì e che a medio termine ognuno si farà da solo le integrazioni che gli servono, però potrei essere pessimista.
Ho scritto quanto segue in una chat sul mio gruppo Slack, mentre si chiacchierava di intelligenza artificiale e di bolle.
Slack gratuito oscura i contenuti più vecchi di tre mesi e così lo riporto qui, dove ha più probabilità di restare visibile e di togliermi qualsiasi alibi. Non c’è editing che cambi il senso dell’originale: ho levato un refuso e sistemato un anacoluto sufficientemente ardito da fare tuonare sul monte Olimpo della sintassi.
Quando una figlia intraprendente ti chiede quanti giorni mancano a Natale e, appena saputolo, mette mano a un foglio di carta per scrivere all’omonimo Babbo, vuol dire che è tempo di iniziare a pensare ai regali.
Serendipiticamente mi sono imbattuto poco dopo in
Flummoxagon, un ingegnoso incrocio tra Tetris e Sudoku nel quale l’obiettivo è riempire uno spazio con figure simili ai tetramini di Tetris.
Con una, anzi, due differenze, no: tre. Si arriva ai pentamini (figure costruite da cinque mattoni base e non più quattro). Il mattone base è esagonale anziché quadrato. Infine, il colore conta! Pezzi dello stesso colore non possono toccarsi.
Il land tedesco di Schleswig-Holstein ce l’ha fatta e, dopo
sei mesi di lavoro, ha
completato la transizione del proprio sistema di posta elettronica da Outlook e Exchange a
Open-Xchange e
Thunderbird.
Non tutto è andato sempre liscio e ci sono stati problemi di ritardi e implementazione. Come sempre quando si installa una infrastruttura informatica da trentamila persone, quarantamila indirizzi email, cento milioni tra email ed eventi di calendario ogni anno. Però tutto è stato risolto.
Per un’oretta ieri mi sono ritrovato con tre apparecchi su tre in modalità a basso consumo (in inglese Low Power Mode). Una combinazione irripetibile, come certe eclissi totali o certe comete che sono passate dai Maya e noi siamo ancora qui ad aspettare.
Di fatto, non me ne sono accorto. L’attività principale in primo piano prosegue invariata, servizi come lo hotspot funzionano e la durata degli apparecchi aumenta drasticamente. Ci sono tutte le ragioni per amarlo.
Hofstadter è una punta di diamante, ma non è l’unico a
creare ambigrammi.
Ci sono siti come
ambigr.am che contengono tutorial, set di glifi, creazioni provenienti da chiunque, annunci di gare eccetera.
Ci sono
ambigrammi in ASCII Art,
generatori di ambigrammi,
servizi a pagamento e molto altro.
Come qualità non siamo ai massimi, tuttavia per ispirazione, fare prove, muovere i primi ambipassi è tutto materiale utile.
Nell’ambito del filone di inchiesta cause perse che possono interessare veramente soltanto te, credo di essere l’unico ad aver individuato una novità di iPadOS che si addice al mio stile di utilizzo, diciamo, poco disciplinato delle piattaforme.
Un gruppo di pagine web in Safari può finalmente superare le cinquecento unità.
Suona assurdo ma ci sono sbattuto contro più di una volta. Fai una ricerca e apri dieci-quindici pagine in un colpo; non trovi più qualcosa che sapevi di avere aper aperto e per sintesi ne apri un altra; leggi una cosa interessante e cominci a seguirne l’ipertesto; questa o quella pagina la lasci aperta perché ci vuoi ritornare, ma passano i giorni e invece no. Il momento di ripulire Safari da tutte le pagine aperte arriva sempre domani e, nella realtà, ci si ritrova a quota conquecento.
Dopo quindici anni di suspense, sappiamo che l’Antennagate del 2010 è scoppiato per un difetto nel calcolo delle tacche che indicano la forza del segnale.
Venti byte di codice.
Affascinante più che altro vedere come l’autore ci sia arrivato.
Ci arrivò anche Apple, per quanto tardi. Un branco planetario di oche starnazzanti creò infatti
un problema di immagine enorme.
Non speravo più di vedere nuovi libri da parte di Douglas Hofstadter e invece ne arriva uno, anche se parla di ambigrammi e non di questioni che stanno più a cuore.
Lo presenta con un
articolo su The Atlantic scritto alla sua maniera, leggero e scorrevole, soprattutto pieno di ambigrammi animati tutti da guardare.
Qualche ambigramma arriva da lontano nel tempo e da libri precedenti, ma non ci scomponiamo: hanno più il sapore della visita di un vecchio amico che di una replica. Vederli animati, inoltre, è una piccola e gradevole sorpresa.
Mi sono speso molte volte per molto tempo a spiegare come la qualità delle batterie sia una questione essenziale. Molte di queste volte mi sono scontrato contro il muro di gomma del risparmio a tutti costi: le batterie Apple (di quelle si parlava) hanno un prezzo maggiore e allora le compatibili, che costano meno e ci sentiamo astuti nel comprarle, perché tanto alla fine sono batterie come tutte le altre.