Parliamo di conservazione del software.
Parliamo di Macintosh Repository.
Oltre seicentonovantasette terabyte di software Mac nell’archivio. Di tutto: sistemi operativi, applicazioni, utility, giochi, documentazione. Di tutto.
Una comunità a partecipazione gratuita.
Dove possibile, esecuzione diretta via browser per chi non ha un archeoMac in era attività.
Per chi desidera contribuire, ci sono la strada dell’upload – può darsi che tu abbia software ancora da inserire nell’archivio – oppure versare, che so, dieci dollari per contribuire alle spese di manutenzione (con ingresso nell’elenco ufficiale dei benefattori pubblicato in home page).
Sicuramente è piacevole godere della comodità di una suite durante una vacanza o un viaggio di affari.
Dentro un computer, va un po’ diversamente. Con qualche parziale eccezione per il foglio di calcolo e le presentazioni, l’esigenza di avere un programma con specifiche di formattazione importanti per produrre documenti elaborati, ammesso che sia mai stata importante, oggi ha smesso di metterlo o lo è molto meno.
Una persona tecnica scrive con Markdown, LaTeX, HTML o XML.
Un bel banco di prova per le questioni etiche che l’utilizzo di un LLM in mezzo alle comunità umane può sollevare.
C’è polemica attorno all’edizione 2025 di WorldCon (abbreviazione di World Science Fiction Convention), il raduno in cui – tra le altre cose – vengono assegnati i premi Hugo, una sorta di Oscar della fantascienza libraria.
Uno si aspetta a questo punto di leggere una polemica rispetto alla scrittura dei libri con ChatGPT o chi per esso.
Sembra una cosa talmente vecchio stile e, invece, sui Mac Intel non funziona; il comando per dimensionare manualmente la RAM video è fatto apposta per Apple Silicon.
Lo spiega OSXDaily, che lo ha trovato in un thread molto tecnico su come fare funzionare bene Llama in locale.
In effetti, voler modificare (il più delle volte per aumentarlo) il valore della VRAM ha un senso particolare per i grandi modelli linguistici nascosti dietro ai chatbot, affamati di elaborazione grafica.
Apparentemente si potrebbe dire che il mondo soffre di tanti problemi. La realtà è che tutto ha cominciato ad andare a rotoli quando è uscito Windows con il pulsante di pareggio nelle finestre. (Sì, una volta si giocava al Totocalcio, il pronostico di pareggio si scriveva X).
Come il peggiore retrovirus, il pareggio si è infiltrato nella totalità del sistema, comprese le finestre modali. Quelle dove devi per forza effettuare una scelta prima di proseguire il lavoro.
Di digitalizzazioni se sono viste oramai tante, probabilmente mai a questo livello di definizione. Ammirare La ragazza con l’orecchino di perla a una risoluzione di oltre novantatremila per centoottomila punti significa poter veramente osservare altro che la pennellata, ogni singola goccia di colore depositato sulla tela.
Sono dieci miliardi di pixel, o gigapixel che dir si voglia. Inutile pensare che l’emozione di vedere l’opera così dettagliata in digitale possa superare l’esperienza della visione dal vero del quadro, al Mauritshuis di The Hague.
Tantissimo tempo che non passavo sulla pagina Open Source Mac. Era quasi un rito di passaggio, una volta, per chi accendeva un Mac.
Mi sono autoproposto un test: dei trentotto programmi menzionati nella prima pagina dell’elenco, quanti ne ho almeno provati una volta?
Io, diciannove: cinquanta percento. Chi ha fatto di più?
Facile al giorno d’oggi dare per scontate tante caratteristiche di una presentazione. Equilibrio tra testo e grafica, abbinamento dei colori, utilizzo della tipografia, controllo del livello di sintesi del contenuto, coerenza interna, filo conduttore e così via.
Fino a quando incontri un maestro che, per fare studiare un argomento di geografia, forma gruppi di lavoro, assegna a ciascun gruppo una sezione dell’argomento, indica ai gruppi di collaborare usando Google Diapositive… e sparisce.
Le storie brevi della Eclectic Light Company dedicate a Mac mi affascinano circa tutte e in questo periodo ne girano alcune anche meglio della media, come la breve storia dei font in macOS.
Come è consueto per il formato, c’è tutto quello che vale la pena di sapere in formato compatto e svelto, piacevolissimo da leggere. La storia c’è tutta, da quando Macintosh era l’unico computer ad avere un concetto di font fino all’oggi, con la varietà infinita di caratteri e possibilità di cui disponiamo.
Una cosa che non avevo proprio mai considerato: Pandoc può essere usato con profitto non solo documenti, ma anche equazioni.
Dr. Drang sale in cattedra da par suo e spiega come convertire LaTeX in MathML con l’aiuto di Pandoc, allo scopo di pubblicare su web equazioni perfettamente formattate come quelle che si vedono sul suo blog.
Nulla è perfetto, nemmeno Pandoc, e c’è sempre qualche sistemazione di dettaglio prima di avere un lavoro perfetto in ogni condizione di complessità.