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Dal mondo Apple all'universo digitale, in visualizzazione rapida dell'ovvio

30 lug 2017

Finire sui giornali

Apple non prende iniziative pubbliche a caso e dispone di risorse economiche inimmaginabili, ma sta attenta a non sprecarle. Inoltre è una azienda riservata, meno che ai tempi di Steve Jobs ma ancora nettamente più che qualunque altra: si rivolge all’esterno solo per validi motivi. Sono le premesse che mi fanno guardare con curiosità ad Apple Machine Learning Journal, pagina strutturata come una pubblicazione scientifica, il cui primo numero consta di un singolo (interessante) articolo sulla realizzazione di sguardi artificiali che siano realistici.

28 lug 2017

Una ammissione, una bugia

Scrive Adobe sul blog aziendale:

Con il maturare negli ultimi anni di standard aperti quali HTML5, WebGL e WebAssembly, molti di essi ora offrono molte delle funzioni e caratteristiche introdotte pionieristicamente dai plugin e sono diventati una alternativa praticabile per distribuire contenuti via web.

27 lug 2017

Guarda quel bit

Delle tante iniziative di retrocomputing, una mi appassiona particolarmente ed è Mame, l’emulazione degli arcade game apparsi dagli anni settanta fino a oggi, responsabili della prima esperienza digitale di tanti ragazzi di allora e pure di numerose passioni per la tecnologia germogliate proprio in quel momento.

25 lug 2017

Gorgoglio e pregiudizio

Chi usa Apple è un fanatico privo di obiettività mentre chi usa altro invece è un genio della valutazione imparziale, lo sappiamo bene. Ne è ennesima dimostrazione l’articolo Il rifiuto di Apple di supportare le Progressive Web Apps va a serio detrimento del futuro del web appena comparso su Medium. (Le Progressive Web App si basano su uno strato di JavaScript che permette funzioni simili a quelle delle app classiche, come notifiche e funzionamento offline).

21 lug 2017

La banda del buco

Il ciclo delle notizie, come lo chiamano in Usa, è davvero in sofferenza e l’estate aguzza gli ingegni di chi deve riempire di pubblicità a basso valore pagine web di valore ancora inferiore. Ne è portavoce The Verge, con un articolo surreale su come dovrebbe diventare lo smartwatch per sopravvivere. La tesi è infatti che il concetto non funzioni e che la sua evoluzione debba essere l‘integrazione della tecnologia dentro il cinturino, che possa essere applicato a orologi convenzionali o ibridi, un po’ analogici un po’ digitali.