Apple presenta la serie 11 di iPhone con enfasi sulle funzioni di fotografia computazionale e sui nuovi obiettivi.
Coro di mugugni perché oramai si è persa l’innovazione, sono gadget inutili, comunque non scatteranno mai bene come una vera macchina fotografica,
l’obiettivo sporge e rovina l’estetica eccetera.
Segue
satira (segno certo del successo) sulla disposizione dei tre obiettivi.
È appena uscito in Cina
CC9 Pro di Xiaomi, con una modalità di scatto da centootto megapixel e quattro obiettivi, che effettivamente sono incolonnati, ma sporgono ugualmente.
Fabrizio Venerandi, che adoro e considero amico anche senza avere titolo di sua frequentazione e nonostante lui potrebbe a buon diritto negarmelo, sostiene che un apparato sia un computer quando è possibile usarlo per programmare l’apparato stesso; un Mac sarebbe un computer perché è possibile programmarvi sopra una app per Mac, mentre un watch non lo sarebbe, perché non può essere usato per programmare il suddetto watch.
Se ascoltiamo la
voce di Bloomberg, notoriamente diversa da quella di un adoratore di Apple a prescindere, impariamo che i nuovi iPhone sono davanti a tutti nella qualità del video, da tempo, e che la serie Pixel di Google risultava migliore di iPhone nelle foto.
Solo che i Pixel 4 di quest’anno hanno perso il vantaggio sulle foto e hanno pure la batteria peggiore. Sempre Bloomberg riferisce che la batteria è la prima priorità dell’acquirente medio, non il prezzo, per cui anche il fatto di costare qualcosa meno vale fino a un certo punto nel valutare l’acquisto di un Pixel.
John D. Cook non si considera un vero e proprio
survivalista computazionale, ma apprezza la prospettiva dell’approccio:
Cercare di fare tutto il possibile con strumenti elementari di riga di comando, nell’idea che ci si possa trovare qualche volta nella situazione di non potere usare nient’altro.
Non condivido l’idea; tra connessioni remote, reti Wi-Fi, macchine virtuali e apparecchi che stanno in una tasca, trovarsi limitati alla riga di comando mi pare improbabile. Mi piace l’approccio, invece, perché sono strumenti economici, veloci, appunto elementari: mattoni fondamentali da costruzione. Per lo stesso motivo apprezzo il linguaggio
Lisp, che in linea di principio può essere sviluppato arbitrariamente a qualsiasi livello attraverso la combinazione di poche istruzioni base.
Apple ha segnato un nuovo
record di sempre per il quarto trimestre fiscale dell’anno, in un momento di flessione di iPhone, il prodotto da cui dovrebbe essere dipendente e troppo legata secondo numerosi sedicenti analisti.
A farla crescere, e si parla di un gigante da duecento miliardi, sono i servizi e poi prodotti come Watch oppure AirPods.
John Gruber, nel provare in anteprima AirPods Pro con la cancellazione del rumore, la modalità Transparent che cancella selettivamente, nuovi comandi e nuova qualità, scrive che la differenza tra questi e i vecchi AirPods
è come tra il giorno e la notte.
Pensieri confusi sulla biometria e sulla sicurezza, dopo avere recuperato dal passato un articolo di Engadget sulla
sedicente facilità di superare Touch ID: fotografa l’impronta, ritocca la foto, stampala su plastica traslucida, ricavane un circuito, usa carbonato di potassio per incidere l’impronta, spruzzala di grafite, coprila di colla, togli l’eccesso di colla, poi ruba l’apparecchio e viola TouchID prima che il proprietario se ne accorga e prenda le contromisure.
Il pezzo prendeva nettamente le distanze dai siti che parlavano di semplicità e facilità rispetto a procedure come questa e in sostanza si facevano beffe del riconoscimento dell’impronta senza avere la minima idea della sua sicurezza effettiva.
La compagnia aerea statunitense United ha rivelato accidentalmente lo scorso anno che Apple spende in dodici mesi oltre centocinquanta milioni di dollari sui suoi voli in partenza da San Francisco, normalmente verso Shanghai.
Da parte di una azienda che, pur fabbricando computer, ha posto la massima cura nel progetto delle scale per i propri punti vendita, o in
quello della nuova sede, ce lo si può aspettare. Se curi il design, ti viene da curarlo sempre e soprattutto quando ogni giorno cinquanta tuoi dipendenti volano verso la Cina in business class.
Per la prima volta mi sono trovato a lavorare su una presentazione più curata dell’usuale su iPad Pro e l’esperienza è stata gratificante. Il novantacinque percento delle operazioni è più immediato, non manca niente di veramente importante rispetto all’opzione desktop.
Meglio ancora, l’ho tenuta in un ambiente impervio alla rete cellulare e privo di Wi-Fi. Nonostante questo (o forse proprio per questo, chissà), l’uso del vecchio iPhone come telecomando è andato liscio senza la minima esitazione; e non era mai stato esattamente così. Qualche volta era sparito il segnale a mezza strada, qualche volta era andato in crash Keynote su iPhone, qualche volta Bluetooth aveva esitato.
Swift è davvero il futuro dello sviluppo Apple che sta diventando presente. Se qualcuno avesse voglia di considerare un avvicinamento alla programmazione, potrebbe partire da
Swift Playgrounds. Cominciare con Swift in modo semplice e giocoso è possibile e per i concetti sofisticati di programmazione c’è tempo.
Se nella televisione di una volta, al posto dell’
intervallo con le foto dei paesaggi, avessero piazzato un bel salvaschermo, nessuno avrebbe mai avuto fretta di vedere riprendere la programmazione.
Nessuno può seriamente pensare di battere
XScreenSaver quanto a varietà, ma il campo dei salvaschermo è tuttora ampio e variegato. L’appassionato è invitato a considerare questa
raccolta presente su GitHub, contenente diverse perle anche se non proprio tutto è totalmente originale come idea.