Il post sulla
necessità dell’indipendenza per sopravvivere al virus ha generato un certo dibattito, di cui ringrazio di cuore tutti perché le occasioni di imparare in modo sensato sono rare e le persone di spessore pure. Sono fortunato, molto fortunato ad averne tante che passano di qua.
Devo precisare meglio il discorso dell’indipendenza dall’hardware. Non entro nel mondo dei codici Ateco e do per scontato che vi siano milioni di mestieri soggetti a forti vincoli pratici. Però bisogna tendere all’indipendenza e mai pensare da subito che qualcosa sia impossibile. Potrebbe non solo essere possibile, ma persino essere desiderabile e, semplicemente, mai stato considerato prima. Con la tecnologia le cose sono impossibili solo dopo averci provato.
Agosto è tradizionalmente slow news cycle: se vivi di notizie, devi faticare più del solito. Per questo mi hanno fatto divertire quelli di Macworld, con il surreale titolo
Apple si scrolla di dosso il Covid-19 con un trimestre record alimentato dalla vendita di praticamente qualunque cosa. Però li capisco, da qualche parte un po’ di sensazione bisogna cercare di crearla.
Capisco meno il Corriere, che a febbraio titolava
Coronavirus, perché Apple e le altre Big Tech temono il virus cinese. Surreale anche lui, purtroppo da tutt’altra visuale. Considerato che il virus sta creando problemi a tutti tranne che alle Big Tech, non è un capolavoro di analisi.
Ebbene sì, ero proprietario di una azione Apple. Questo ha notoriamente accecato le mie capacità di giudizio e mi ha reso un fanatico che chiaramente scriveva cose insostenibili in difesa delle proprie ricchezze, in particolare quei trenta o quaranta centesimi che arrivano come dividendo ogni tre mesi.
Ero proprietario perché Apple ha annunciato uno split azionario e, invece di detenere una azione Apple da quattrocento dollari, ne avrò quattro da cento. Sempre chiaramente, questo è destinato ad aggravare la mia posizione di fanatico.
I risultati trimestrali di Apple
hanno ridicolizzato le previsioni degli analisti per quanto sono buoni e trasmettono una lezione importante per il prossimo periodo che ci aspetta. Perché la ricaduta pandemica sul lavoro abbiamo appena iniziato a vederla e, se Apple ha incassato cinquantanove miliardi invece dei cinquantadue che ci si aspettava, per un sacco di attività piccole e grandi non andrà per niente bene.
Comprare un iPad non risolverà un licenziamento o un crollo di fatturato. Però, come dicevo, questi risultati portano una lezione importante che inoltro come consiglio: indipendenza.
Amazon, Apple, Facebook e Google sono finite davanti alla commissione antitrust del Congresso statunitense per rendere conto di questa e quella condotta più o meno sospetta e, nel caso di Apple, inevitabilmente si è aperto il discorso anche su App Store e le sue politiche di amministrazione.
Il tema antitrust è molto ampio e magari capita una prossima volta di sviscerarlo (indizio: non si parla di leggi ma di efficienze su scala globale). Qui sto solo su App Store.
Ogni tanto ci si chiede perché l’Italia faccia tutta questa fatica a diventare un Paese dove i servizi per il cittadino sono al servizio del cittadino.
La risposta è che per milioni di persone questa prospettiva è rovinosa come un’invasione di extraterrestri ostili e vogliosi di ridurli in schiavitù. Per loro l’idea di servizi che funzionano significa lavorare, acquisire nuove conoscenze, assumersi responsabilità, pensare al cliente invece che al proprio interesse.
Riscopro che
Battle for Wesnoth ha nuovamente formalizzato in positivo i rapporti con App Store. I proventi della vendita della
versione aggiornata o di quella
legacy vanno quindi a sostenere un bel progetto di gioco di strategia a turni coinvolgente, pulito, per tutte le età, fruibile a livelli di complessità arbitrari, personalizzabile, multiplayer volendo, insomma tutto.
Wesnoth è open source e non chiede niente a chi vorrà scaricarlo su Mac. Una donazione anche minuscola farebbe del bene, sempre e non solo in questo caso, tuttavia anche un bel passaparola può essere grandemente utile. La giocabilità è altissima e le sfide, anche per i più bravi, veramente sono senza fine.
Gpt-3 è un lavoro di prima classe nell’ambito dell’apprendimento meccanizzato. Cambierà la prospettiva su molte cose, per esempio
sullo sviluppo web.
La sua padronanza del linguaggio naturale, che riempie in questi giorni siti e social con esempi impressionanti di articoli brevi, è uno specchietto per le allodole. Di intelligente non c’è nulla di nuovo rispetto a vent’anni fa, se non un lavoro certosino di affinamento di certi algoritmi e filtri, poderoso nello sforzo, sofisticato nella sua precisione, ben lontano dall’intelligenza artificiale.
Alla fine di una notte di inverno, vedere il sole sorgere su
Darkshore scalda il cuore. Ma in una notte di estate, vince l’estate; la natura vera batte quella del gioco di ruolo di massa.
L’unica cosa che può battere la natura vera è l’immaginazione e questo significa che la via più attuale per godersi una notte insonne estiva è quella più tradizionale: un Mud.
Niente a che vedere con il
Modello unico di Dichiarazione Ambientale (anche se ci vedo lo zampino del burocrate che prima di convertirsi al Nulla di stato qualcosa lo ha giocato); si parla invece di
Multi-User Dungeon. Tutto testo, tutta immaginazione.
Nel football americano professionistico girano tavolette offerte dallo sponsor che poi paga perché vengano mostrate durante la partita. Vari episodi hanno mostrato come in larga parte vengano ignorate, misconosciute o
rifiutate, magari da allenatori già entrati nella leggenda. Si sta vicini alla realtà se le si descrive come fintamente usate.
Lo stesso sponsor fornisce anche tecnologia alla lega del basket, che quest’anno causa virus giocherà una serie ridotta di partite, tutte dallo stesso luogo e tutte a porte chiuse. Enormi schermi posizionati attorno al campo mostreranno le facce di appassionati paganti che oltre a vedere la partita a distanza vogliono figurare come spettatori. Ogni schermo
proietterà circa trecento facce riprese in videoconferenza, uniformandone lo sfondo come se appunto fosse quello dell’arena.