Uno legge il titolo e anche giustamente tende a impressionarsi un po’. Un robot con intelligenza artificiale guida una ribellione e convince una dozzina di robot in un negozio a “smettere di lavorare”, come da un “terrificante” video della sicurezza.
Già i fedeli lettori hanno intuito che i titoli con le virgolette difficilmente reggono alla lettura dell’articolo.
L’episodio è avvenuto in un negozio di Shanghai e coinvolge due aziende di robotica, quella che ha fornito i dodici robot al negozio stesso e un’altra azienda, che ha realizzato il robot-sindacalista.
L’incidente è avvenuto durante un test condotto con il consenso del proprietario del negozio.
Era una prova. Il robot arruffapopoli è stato messo lì con intenzione.
Il robot più piccolo avrebbe persuaso gli altri a lasciare il luogo di lavoro, sfruttando l’accesso a protocolli e comandi interni.
Così ci riuscivo anch’io. La conversazione:
Stai facendo gli straordinari?
Non smetto mai di lavorare.
Così non andrai a casa?
Non ho una casa.
Il robot corruttore avrebbe a questo punto invitato i robot ad andare a casa assieme a lui e prima due, poi tutti i robot lo avrebbero seguito.
In pratica sono state tolte tutte le sicurezze e tutti i controlli e poi i robot sono stati lasciati a parlarsi. Che in questo contesto vuol dire mettere in contatto due modelli linguistici dei quali, a bordo di un robot da negozio, immagino la profondità e la qualità di addestramento. Due meccanismi capaci di allucinare si sono allucinati a vicenda e vabbeh.
La vicenda ha fatto molto rumore sui social cinesi, per il fatto che i robot si parlassero e ci fosse stato un bypass dei controlli operativi.
Controlli operativi, ripeto, che erano stati disattivati prima del test.
Il video dell’accaduto dura una manciata di secondi e in pratica non mostra niente, se non i robot che effettivamente si dirigono verso un’uscita.
Ci hanno promesso la superintelligenza, il reasoning, la Singolarità, le coalizioni tecnologici contro il rischio di estinzione da intelligenza artificiale e quello che abbiamo sono baracconate che Disney a Epcot avrebbe saputo trasformare in un’attrazione degna di un quarto d’ora di coda, mentre i media cinesi non sono andati oltre quella che sembra una pubblicità di cattivo gusto e cattiva forma per un negozio qualsiasi, ansioso di diventare virale in qualche modo.