La funzione di Google più sottovalutata al mondo ha pubblicato un post garbato e leggero il giusto sui suoi vent’anni di vita.
La sezione più gustosa è quella sugli inizi. Di quando il modo più veloce per aggiornare il database era spostare materialmente degli hard disk tra gli uffici oppure delle notti di lavoro per completare il lancio prima che nascesse il figlio di uno dei due autori (che all’inizio, appunto, erano due).
Dal tono dell’articolo, gli autori danno veramente l’impressione delle brave persone, senza sparate alla don’t be evil e ovvietà da marketing. Il lavoro che hanno svolto in questi vent’anni parla per loro, comprese le proposte di matrimonio ricevute da studentesse entusiaste dal modo in cui il servizio ha facilitato la loro laurea.
Dicono che Google Scholar verrà spazzato via dai chatbot. Tutto è possibile e niente dura per sempre, figuriamoci in rete. Al momento c’è e, per quanto il mio uso sia limitato (ma assolutamente non nullo), mi auguro che resti attivo e utile almeno fino alla pensione dei due ragazzi irresistibili con la faccia da nerd che lo hanno messo in piedi.