Ci sono arrivato personalmente per la prima volta con lo Spectrum 48k.
Non ho tenuto il conto, ma immagino anche di esserci passato varie altre volte, sicuramente con lo straordinario Z88 di Cambridge Computing: giorni di trekking nel Glacier Park tra Montana e Canada, a volte senza vedere altri esseri umani, certamente lontanissimo da qualunque idea di presa elettrica. Tuttavia l’unità funzionava per venti ore con quattro batterie AA e stava in standby per un anno (!). Una scorta di sicurezza nello zaino e ho viaggiato certo di poter scrivere a volontà durante i momenti di sosta. Al ritorno in Italia, passai tutti i testi su mio Mac Plus grazie a un cavetto seriale messo a punto a mano da mio padre, cui avevo passato lo schema dei collegamenti tra le rispettive porte.
Nel curare una rivista di listati di programmi per Spectrum, a suon di esempi avevo persino imparato un pochino di assembly e avevo una vaga idea della piedinatura del chip. PEEK e POKE erano quotidianità.
Era grazie a quell’assembly se il prodigioso interprete Lisp di Psion poteva velocizzare le parti critiche dei programmi, se necessario.
Ora sappiamo che questo tempo sta per finire. Dopo quarantotto anni di leggenda, sarà possibile ordinare nuovi processori Z80 fino al 14 giugno e non oltre.
Il periodo d’oro della creatura di Federico Faggin è stato anche di grande fermento, confusione, fioritura di marche e modelli che vivevano quanto una falena e proposte a tutti i livelli di eccentricità; ricordo Oric-1 che all’inizio di programmava in Forth, per esempio. (Usava comunque un 6502, come Apple ][).
Siamo alla vigilia di un altro definitivo passaggio nella nuova epoca, dove occuparsi delle piedinature dei nostri processori appartiene più che altro al computing didattico.