I tempi lo esigono: provo a rispolverare la lettura di
Fluid Concepts and Creative Analogies, il libro di Douglas Hofstadter dedicato al suo lavoro pluridecennale sulle scienze cognitive, termine che ha adottato dopo avere visto la confusione che si era creata attorno a intelligenza artificiale.
Si parla di quarant’anni fa ed ecco che sembra oggi.
Due cose che non ricordavo: la prima, gli ultimi anni di ricerca da parte del Fluid Analogies Research Group (i FARGonauti) si sono svolti in Italia, presso l’
Istituto di Ricerca Scientifica e Tecnologica di Trento. La seconda, questa frase presa dall’introduzione:
Ringrazio giovanni68 per avere portato la mia attenzione sul tema della
creazione di equazioni nelle app di produttività.
Da moltissimo tempo non ci davo un’occhiata ed effettivamente le cose sono cambiate tantissimo da come le me ricordavo.
Pages ha un
inseritore che, per cose semplici, trovo splendido: in pratica basta scrivere l’equazione e ci pensa lui. Per fare cose complicate serve conoscere la quantità necessaria di MathML o LaTeX e l’editor non aiuta particolarmente la stesura di sintassi complicata.
Alla radio parla la deejay, che si descrive persona proiettata verso il futuro. Racconta al compagno di microfono di avere provato la nuova sensazionale novità dell’intelligenza artificiale. Dice, ho parlato con Joe Biden. Incredibile, dice, non ci potevo credere.
D’altronde, le fa eco il compagno di microfono, se parli con Shakespeare e lui ti risponde a tono vuol dire che siamo davanti a un grande cambiamento.
Radio a copertura nazionale, orario di pausa caffè, milioni di persone in ascolto, delle quali – a dispetto di quello che avviene nella nostra bolla – la gran parte al massimo aveva una vaga idea della situazione.
Dimmi che sei tecnoumanista con un lato nerd perverso senza dirmi che sei tecnoumanista con un lato nerd perverso.
Lungo tratto autostradale essenzialmente rettilineo, poco traffico, velocità costante. La app Mappe in funzione su iPhone accompagna il tragitto con uno scorrimento regolare, uguale a sé stesso.
Conosco il tratto autostradale a memoria, l’avrò percorso più di cento volte. La noia è totale.
Guardo lo schermo per un attimo. Sopra la rappresentazione dell’autostrada si vede il cartiglio verde con la sigla dell’autostrada stessa (tipo A99) in bianco. Noto per la prima volta che il cartiglio scende assieme alla mappa verso la parte bassa dello schermo, come se facesse parte della rappresentazione grafica. Per la prima volta mi chiedo che cosa succeda quando il cartiglio arriva in fondo allo schermo e scompare.
Maturo lentamente l’impressione che ci siano una attesa e una insistenza su un visore Apple per realtà virtuale e aumentata che, quando verrà effettivamente presentato, interesserà quattro gatti (con rispetto parlando e sempre relativamente a una società con oltre un miliardo di utenti attivi).
Di converso, si parla pochissimo di un nuovo sensore a zero invasività (pronto per watch, diciamo) per controllare i livelli di glucosio nel sangue. Che, quandunque uscisse, sarebbe accolto con fervore da una platea di milioni di persone per le quali cambierebbe veramente la vita.
Con la fame che c’è di storie degne di ascolto presso un grande pubblico, mi stupisco di come nessuno – credo – abbia pagato Low End Mac per i diritti cinematografici della sua
storia di Newton.
C’è di tutto: la lotta di potere, l’innovazione, la suspence, la visione di pionieri, la delusione che viene dall’alto, i cambi di rotta, le rivelazioni, i misteri (perché il software di riconoscimento della scrittura a mano venne consegnato a Mosca di nascosto?) e mille altre cose.
Si fa sempre fatica a digerire tutta l’informazione che circola, eppure di questo periodo mi ritrovo a iscrivermi a newsletter che teoricamente sono buone.
L’ultima in ordine di tempo è quella di
Tom Scott.
Per riuscire a scrivere cose sensate, bisogna partire da leggere cose sensate. E l’informazione è sempre tanta, ma non potrà mai essere troppa. Con tutto quello che c’è da imparare.
Brutta cosa quando si opera su un libro per motivi ideologici, politici, di parte e lo si spersonalizza, o peggio lo si stravolge.
È quanto
accade in questi anni alla trilogia del Signore degli Anelli.
Ignoravo che si potesse andare persino oltre e scippare direttamente il titolo di un libro celebre per veicolare qualche altro messaggio. O per ragioni biecamente commerciali.
Cercavo
L’uomo che vendette la Luna,
The Man Who Sold the Moon, romanzo breve di fantascienza firmato da Robert Heinlein nel 1949.
Vecchio adagio: il cane che morde l’uomo passa inosservato, mentre l’uomo che morde il cane fa notizia.
Siamo così a parlare di Kellin Perline, dilettante di spicco nel
Go, che
ha sconfitto l’ennesima sedicente intelligenza artificiale ad applicarvisi.
La vittima artificiale,
KataGO, non è
frutto della DeepMind di Google come AlphaGo e poi AlphaZero, ma viene data come equivalente in fatto di potenza di gioco.
C’è un distinguo da fare: Pelrine si è appoggiato a un’altra sedicente intelligenza, che ha giocato tipo un milione di partite contro KataGO e ne ha scoperto alcuni punti deboli. L’umano disponeva di sufficiente competenza nel gioco per mettere in atto le trappole che, sapeva, avrebbero favorito la sconfitta della macchina. E ha raggiunto il risultato. Sia pure con l’aiuto di armi non convenzionali, l’uomo ha morso il cane. Quasi, via.
Ammetto che facevo parte del
gruppo degli inconsapevoli. In iOS è nascosto un autenticatore per i siti che applicano la 2FA, autenticazione a due fattori (metti la password e anche il codice che ti è arrivato a parte).
E sì che Cnet
lo aveva mostrato già mesi fa. La tentazione di buttare alle ortiche l’autenticatore attuale è forte, anche se prima bisogna verificare che tutti i siti da coprire funzionino.