Dietro sollecitazione della secondogenita, incuriosita dall’icona della app, qui si sta giocando
The Last Campfire: una avventura grafica di atmosfera con una storia quieta e malinconica e qualche enigma logico lungo la strada.
Non ci perderei l’estate ma neanche se ne sente il bisogno. In un paio d’ore abbiamo raggiunto quattro achievement su ventidue e da questo deduco che arrivare in fondo non richiederà moltissimo.
I ritmi del gioco sono lenti e rilassati. È un piacere tradurre i pochi dialoghi per secondogenita, che ha cinque anni e si emoziona per i colori e le figure animate, ma diventa concentratissima e spiegata quando si tratta di affrontare le prove logiche. Mi ha già ricordato due volte che abbiamo in programma la prosecuzione dell’avventura e questo vuol dire molto, nella sua condizione di avente diritto a guardare tutti i giochi 4+ di Arcade e, di fatto, spiare i 9+ cui accede la sorella. In qualche modo, The Last Campfire è coinvolgente oltre l’apparenza
Piena autorizzazione a sganasciarsi dalle risate nel sentire il racconto di questo parvenu che, abituato a comprare computer nuovi e automobili vecchie, per la prima volta nella vita si è messo al volante di un veicolo dotato di Bluetooth, pairing e
CarPlay.
Detesto telefonare, ma farlo dal sistema audio della macchina è stato abbastanza divertente e meno stressante del tenere in mano un cellulare. La tua musica, le tue mappe (previo collegamento via USB con cavo), sentire che il cavallo d’acciaio attorno a te diventa una specie di estensione di iPhone fa davvero effetto.
Trovo impossibile trascurare il demake che un professore universitario sta producendo per hobby di
Myst: una
versione per Atari 2600. Fa venire le vertigini perché Myst ci ha preso alla gola per quei panorami, quegli effetti grafici, quel realismo impensabile alla sua uscita, che oggi chiunque darebbe per scontato ma in quegli anni era letteralmente impensabile. L’audio, del mare, del vento, degli ingranaggi, dei messaggi vocali lasciati dai personaggi. E tutto questo viene reso su una console dalla risoluzione di centonovantadue per centosessanta pixel. Perfino un Sinclair Spectrum aveva una risoluzione maggiore.
Trovo impossibile trascurare il demake che un professore universitario sta producendo per hobby di
Myst: una
versione per Atari 2600. Fa venire le vertigini perché Myst ci ha preso alla gola per quei panorami, quegli effetti grafici, quel realismo impensabile alla sua uscita, che oggi chiunque darebbe per scontato ma in quegli anni era letteralmente impensabile. L’audio, del mare, del vento, degli ingranaggi, dei messaggi vocali lasciati dai personaggi. E tutto questo viene reso su una console dalla risoluzione di centonovantadue per centosessanta pixel. Perfino un Sinclair Spectrum aveva una risoluzione maggiore.
Nell’ennesimo scambio di opinioni su quanto siano intelligenti le intelligenze diverse dalla nostra, mi è stato portato con entusiasmo l’esempio delle abilità emergenti, che un modello linguistico non ha a priori e sviluppa attraverso… attraverso cosa?
Mi è stato passato questo
elenco di 137 abilità emergenti, la cui definizione è non presenti nei modelli piccoli ma presenti in quelli grandi.
Non sono certamente la persona con più esperienza di utilizzo dei modelli attuali, però qualcosa l’ho fatto e sono un po’ scettico, per dire, sull’effettivo emergere del riconoscimento dell’ironia o dell’ordinamento delle parole. Quest’ultimo fatico a vederlo come emergente; o lo fai giusto o lo fai sbagliato, o non è un ordinamento (ho appena chiesto al solito noto di ordinarmi alfabeticamente i giorni della settimana, in inglese, e ha sbagliato).
Tappa puramente simbolica ma, appunto, simbolica: almeno per un attimo
la valutazione in Borsa di Apple ha superato i tre trilioni di dollari.
Fu detto anni fa che questa azienda avrebbe dovuto chiudere e ridare i soldi agli azionisti. Anni dopo e a seguito di una promessa esplicita di Steve Jobs, è praticamente diventata una blue chip, un titolo su cui puntare a occhi chiusi.
Sulla mailing list dei
Copernicani (iscriviti!) è tornata l’idea che le attuali intelligenze artificiali abbiano l’understanding, capiscano; e inoltre, che l’idea delle frasi composte come sequenze di estrazioni probabilistiche pesate a partire da una base dati addestrata sia un meccanismo analogo a come funziona il cervello umano.
In particolare viene citato
Geoffrey Hinton con questa frase, che non sono riuscito a ritrovare in rete:
it would be great if we could convince people that they are not just stochastic parrots.
Una pacata e concisa
riflessione di Steven Sinofsky sulle critiche negative rivolte a certi nuovi annunci tecnologici o di prodotto:
Ogni volta che nasce una ribellione ampia contro una cosa nuova, mi prendo un attimo per riflettere su come sia successo in occasione di praticamente tutto quello di tecnologico che ha debuttato durante la mia carriera. Al college si brontolava molto di come, con la stampante laser, i lavori uscissero troppo puliti.
Un grosso punto di soddisfazione per le
registrazione del podcast effettuata ieri è che, per la prima volta a mia conoscenza, siamo riusciti a collegarci via
FaceTime e a restare in FaceTime per tutta la serata.
Se per la comunicazione estemporanea FaceTime è meraviglioso, ci sono voluti anni perché acquisisse certe sfumature che contano in una videoconferenza tecnicamente complessa come è di fatto un podcast. Ieri sera ho risposto alla chiamata FaceTime con iPhone e poi l’ho trasferita a Mac, per esempio, in modo da poter usare il microfono giusto. C’è chi aveva l’esigenza di commutare in corsa la videocamera e ha potuto verificarne con successo la fattibilità in FaceTime. E così via, compresi momenti di instabilità della connessione che avrebbero potuto mettere a rischio la continuità della registrazione.
Il
podcast A2 dedicato a Vision Pro andrà in onda il 10 luglio, dice
Filippo prima di montare la puntata e quindi del tutto sotto la propria responsabilità.
Abbiamo registrato per quasi due ore e, per quanto un podcast abbia il registro della chiacchierata più che quello dell’esame universitario, siamo stati sul pezzo; eppure abbiamo coperto sì e no la metà dei temi sul tappeto e nella scaletta. Come dire, abbiamo coperto la digital crown ma non il pulsante video e audio di Vision Pro, con annessi connessi e portati.