La probabilità che un lettore di questo post si astenga dal lavoro almeno fino a martedì compreso è elevata e per questo suggerisco una lettura per le vacanze:
Come Ars Technica provvede allo hosting del proprio sito, scritto da loro stessi.
Il link porta al quarto e ultimo articolo della serie, all’inizio del quale sono diligentemente elencati gli altri tre. Il livello è discretamente tecnico, nel senso che avere un’idea di che cosa sia per esempio un load balancer aiuta.
Fabrizio Venerandi visita una cattedrale e pensa a quanto
sarebbe bello e istruttivo poter accedere ad affreschi e sculture anche dalla realtà virtuale, con l’Oculus.
Mi sono collegato subito con
l’Oculus per vedere se era possibile camminarci dentro in realtà virtuale, ma non ci sono riuscito. Ci sono ancora, mi pare, due limiti: la visione a 360 gradi c’è, ma in due dimensioni: con l’Oculus non si riesce ad attivare la realtà virtuale.
Fabrizio Venerandi visita una cattedrale e pensa a quanto
sarebbe bello e istruttivo poter accedere ad affreschi e sculture anche dalla realtà virtuale, con l’Oculus.
Mi sono collegato subito con
l’Oculus per vedere se era possibile camminarci dentro in realtà virtuale, ma non ci sono riuscito. Ci sono ancora, mi pare, due limiti: la visione a 360 gradi c’è, ma in due dimensioni: con l’Oculus non si riesce ad attivare la realtà virtuale.
La storia umana del lavoro è una storia di masse, dai cacciatori-raccoglitori alla Rivoluzione industriale britannica al fordismo. Erano di massa persino le vacanze.
La tecnologia digitale ha portato, non sempre sinceramente e con criterio, la grande promessa della personalizzazione. L’uso acconcio della tecnologia digitale permette in potenza a ciascuno di avere un ambiente di lavoro e un flusso di produzione unico e su misura.
Ne segue che, dentro la tecnologia digitale, i comportamenti e le piattaforme che indulgono nella massificazione sono retaggi del passato e quelli che incoraggiano la personalizzazione vanno promossi, sostenuti, incoraggiati, nutriti.
Pensavo di avere visto un bel po’ di cose nella vita, ma oggi è arrivato il giorno di leggere che
Zoom chiede ai suoi dipendenti di tornare in ufficio e così mi rendo conto di dover aggiornare il catalogo.
Di fatto la richiesta copre due giorni a settimana e riguarda i dipendenti a meno di cinquanta miglia da un ufficio Zoom. Non è l’apocalisse del remote working, tuttavia che a richiederlo sia la maggiore società di soluzioni di videoconferenza fa porre più di una domanda.
Per il resto si tratta di una
raccolta di easter egg su macOS e però questa, se è vera, è davvero forte: l’icona dei memo vocali mostrerebbe il profilo sonoro corrispondente alla pronuncia della parola Apple.
Nella prova che ho fatto, il profilo non è proprio uguale ma segue quell’andamento. Vai a capire che inflessione ha, da chi è stato pronunciato eccetera. Credibile, comunque.
Nello stesso articolo si fa riferimento all’icona di Stocks affermando che riproduce il momento del sorpasso di Apple su Dell come capitalizzazione di mercato, avvenuto nel 2006, e mi sembra invece una cosa del tutto millantata. Il riferimento originale è un
articolo in tedesco di MacLife, dove manca qualsiasi straccio di prova. Verificarlo mi sembra aleatorio e velleitario, lo lascio a chi abbia voglia.
Beh, probabilmente non è vero, anche se dalla
registrazione al
prodotto finito è passato pochissimo.
Però è stato il più interessante e il più divertente, per me. È facile perché mi sono accorto che c’è un algoritmo infallibile quando faccio l’ospite di A2: ogni volta è più divertente di quella prima.
Ed è sempre interessante, visto che Filippo e Roberto sono fiumi in piena. Gli dai una WWDC e possono andare avanti a parlare per ore.
È un sacco di tempo che manco dal settore dei roguelike e, con agosto, si potrebbe impostare qualche spedizione epica con poche o nessuna speranza di successo dentro un labirinto pieno di mostri. È un bel modo di sfruttare la quiete delle notti estive ed esorcizzare la routine che attende implacabile l’accorciarsi delle giornate Dino alla ripresa delle scuole.
I requisiti sono la giocabilità su iPad dato che, a differenza del mese scorso, ho lasciato a casa Mac.
Può capitare nel mese che le figlie chiedano in via eccezionale di mangiare fast food. Le accontento volentieri, perché è una mia debolezza. Addentare un hamburger e seguire con una Coca-cola è uno dei piaceri della vita. L’Italia, al netto di tanti lati positivi, ne presenta anche di negativi e uno di questi è l’assenza di Taco Bell, la catena di fast food messicano le cui sedi sono un fattore di valutazione se progettiamo una visita a una città europea.
Ci volevano
Filippo e
Roberto per farmi
riprovare Stage Manager su iPad, grazie alla registrazione di una nuova puntata di
A2.
Forse ho trovato un possibile caso d’uso. Forse la funzione è sufficientemente migliorata da quando l’ho abbandonata.
Di sicuro ho ritrovato tempo di qualità con ottimi amici, quando iniziamo a parlare di Wwdc e a un certo punto bisogna ammettere che è il momento di avere il coraggio di tagliare. È che le cose da dire sono tante e dirle nella compagnia giusta è piacevole; il tempo passa e lo si capisce solo a posteriori.