Research In Motion, la società canadese nota nel mondo per Blackberry, è una realtà interessante nonostante fortune recenti, diciamo, alterne: nel
primo trimestre 2013 ha venduto 6,8 milioni di telefoni intelligenti, non esattamente i 37,4 milioni di iPhone, ma una buona cifra (due BlackBerry ogni undici iPhone).
Si avvicina l’estate e mi assalgono le solite voglie di riempire almeno parzialmente le mie immense lacune programmatorie.
Mac OS X Hints mi ha regalato il modo per
impedire via Terminale che Mac vada in sonno. Certo, ci sono le Preferenze di Sistema, c’è QuickSilver, ma con una finestra di Terminale aperta la cosa è molto più veloce e pratica. E io ho sempre una finestra di Terminale aperta:
pmset noidle
Control-C per azzerare l’effetto-insonnia.
Una eventuale ragione per comprare
Vesper potrebbe essere, certo, disporre su iPhone di un bel sistema di immagazzinamento e prioritizzazione di note testuali o miste.
Quella vera è che gli autori della app hanno raccontato con dovizia di particolari come è proceduto lo sviluppo: una vera serie di lezioni da inserire nel master di progettazione delle applicazioni.
Facile sentire commenti di qualunque tipo nei confronti del restyling di iOS 7.
Andrebbero però modulati su una scala temporale adeguata, come
ha fatto Craig Hockenberry.
Primo.
Le
ultime pubblicità di iPhone si concentrano sullo scattare foto e sull’ascolto di musica. I gigahertz, le Ram, contano niente. Conta l’esperienza quotidiana, conta la semplicità.
Il dettaglio più incredibile della storia degli
iPad che andranno agli studenti delle scuole di Los Angeles è che, stando al
Los Angeles Times,
Un rappresentante di Microsoft ha sollecitato il consiglio [direttivo delle scuole di Los Angeles] a provare più di un prodotto e non appoggiarsi a una [sola] piattaforma. Questo potrebbe escludere il distretto da future innovazioni e riduzioni di prezzo.
Quando mi trovavo alle superiori arrivarono le calcolatrici tascabili. Tra le varie reazioni ci furono quelle preoccupate: i ragazzi avrebbero disimparato a fare di conto, che cosa sarebbe successo se una catastrofe ci avesse riportato tutti all’età della pietra, ai miei tempi si lavorava di carta e matita e non come adesso che tutto è dovuto. A me sono piaciute subito, anche se ho sempre cercato di fare i conti a mente e ancora oggi, in pizzeria, quando c’è da dividere per diciannove chi mi conosce mi riserva un’occhiata per vedere se ci sto provando (tipicamente l’importo del conto è un numero primo, con centesimi in numero primo, e ognuno ha un distinguo da fare).
Rubo a piene mani da questo intervento di Manton Reece e c’è ben poco altro da dire.
Nel 1940 Ub Iwerks, l’animatore dietro i primi cortometraggi di Topolino, ritornò negli studi Disney dopo dieci anni di assenza. […]
Molti anni fa mi iscrissi al programma sviluppatori Apple. Al termine di una procedura burocratica che nemmeno ricordo e previo pagamento di una somma in lire non indifferente rimasi diversi giorni ad aspettare un pacco dagli Stati Uniti.