I commenti relativi al post di due giorni fa hanno preso due strade: una, molto stimolante e che vorrei poter approfondire, su come insegnare al meglio l’arte della presentazione nelle scuole e trasformare il tedio di PowerPoint in occasione didattica; l’altra, più sterile, sui difetti reali e percepiti di Keynote e iOS.
Mi permetto, per la seconda, di constatare che questo post è scritto su iPad e finisce istantaneamente su Mac grazie a Dropbox.
Dopo avere assistito alla nascita di
Google Photos e avere dato un’occhiata a come funziona, premesso che non mi piace troppo lasciare troppi dati in mano a Google, beh, l’unico annuncio che mi interesserebbe veramente sentire da Apple alla prossima
Wwdc è stoccaggio illimitato e gratuito delle foto su iCloud.
Ci sono cose che fanno stringere il cuore. Una di queste è trovarsi ad aiutare uno studente di seconda media cui l’insegnante ha chiesto di produrre diapositive in PowerPoint.
Un file di testo immenso contenente innumerevoli periodi dispersi casualmente la cui prima parola inizia con una lettera minuscola.
La prima premessa è che amo molto il retrocomputing e, se ho rimpianti sul tempo che passa, consistono nell’avere dedicato al vecchio
Sinclair QL meno tempo oggi di quello che meriterebbe, per non parlare del
Newton MessagePad 2100. Non so neanche dove potrebbe essere finito il fantastico
Z88 di Cambridge Computing.
Leggo che in Ibm operano al momento circa
quindicimila Mac usati dai dipendenti. E che entro la fine dell’anno si prevede l’aggiunta di altre cinquantamila unità.
Non capita spesso di esortare allo scaricamento di un software che non è il caso di usare. Eppure lasciare inutilizzata sul server la nostra copia di
Scribus 1.5.0 è un grosso errore. Ecco il senso dell’operazione.
I futuri detrattori a prescindere di San Francisco, il nuovo font di watch e secondo chiunque anche quello di iOS 9 e OS X 10.11, sono gentilmente pregati – prima – di visitare la pagina dedicata di Type Detail e comprenderla in ogni sua parte.
Sono stato a Pavia e sono stato bene, per una bella serata a parlare di mondo del lavoro in un incontro indetto da una associazione universitaria animata da entusiasti.
Il tempo a disposizione in queste situazioni è minimo rispetto alle cose da dire e quando parlo tendo a dilungarmi. Non so se sono stato incisivo oppure se ho finito per molare la pazienza degli astanti.
Ho comunque fatto presente certe necessità urgenti che un giovane universitario dovrebbe tenere in considerazione in vista del confronto con il mondo del lavoro.
Questo fine settimana ho collaudato con successo
Chrome Remote Desktop, ennesimo strumento per controllare un Mac da un iPad distante, nell’occasione, mezzo migliaio di chilometri.