Ricevo in condivisione un documento e mi appresto a lavorarlo su iPad. Siamo nel 2016: ricevo documenti in ogni formato e modalità e iPad lavora con tutto.
Ma questo, attenzione, è un documento OneDrive.
Microsoft, come si legge ovunque, ha cambiato pelle, non è più quella di una volta, supporta tutto e tutti, gli standard aperti, la collaborazione l’open source, cloud first mobile first eccetera eccetera.
Apro il documento da OneDrive e parte Word Online. Che apre una anteprima del documento: oltre a guardarlo si può fare pochissimo. OK: edit in browser, modificalo nel browser.
Condivido appieno la lunga
analisi di Riccardo sulla cecità degli esperti di tecnologia, specialmente quelli che ne vogliono scrivere, nei confronti della persona media alla quale il computer interessa solo come strumento per fare determinate cose e niente più.
Commentavo l’uscita di Carl Icahn dall’azionariato di Apple parlando di aria più pulita all’assemblea degli azionisti.
Ora leggo che l’azienda di investimenti governata da Icahn si è vista abbassare il rating del debito secondo Standard & Poor’s da BB+ a BBB-.
Secondo cioè la felice sintesi di Business Insider,
Carl Icahn è ufficialmente pattume.
Pare che uno dei motivi del downgrade sia dovuto alla scarsa liquidità del gruppo.
Questo spiega meravigliosamente il perché Icahn abbia voluto mettersi in tasca due miliardi di dollari vendendo Apple e si ha l’impressione che le difficoltà di quest’ultima sul mercato cinese (mica per niente Tim Cook
è molto attivo a riguardo) c’entrino davvero poco.
Apple ha
confermato a iMore che un numero molto ridotto di utilizzatori di iTunes e servizi come Apple Music si è ritrovato con la propria musica cancellata dal disco locale.
Importa poco che l’
articolo originale del Wall Street Journal sia dietro il paywall e non tutti avranno voglia di leggerlo.
Su MacDailyNews c’è un
riassunto più che sufficiente a capire il tema, che è l’uso di iPad a scuola.
Il professor Elliot Soloway della University of Michigan, che studia l’uso della tecnologia nella didattica, ha spiegato che tipicamente i computer nelle classi non aumentano il rendimento perché le scuole non ripromettano i programmi. “Le scuole commettono sempre l’errore di comprare prima i computer e poi chiedersi che cosa farci”.
Sarà vero che le vendite dei portatili Apple sono crollate (non diminuite, scese, ridotte, in flessione, declinanti, negative: crollate, che fa clic, come il vino fa buon sangue) del 40 percento?
Prima di tutto, una informazione di contesto: secondo Canalys, nel primo trimestre 2016 il mercato globale dei computer sarebbe crollato, ehm,
sceso anno su anno del 13 percento, ai livelli del 2011. Apple rimarrebbe il primo produttore nonostante un crollo, pardon, una discesa del 17 percento. Sì, il primo produttore perché Canalys conta nei computer anche le tavolette. C’è stato crollo, no, declino anche per loro. In Nordamerica la flessione globale è stata a cifra singola, ma in Europa e dintorni il dato è -15 percento, dove i portatili crollano, anzi, decrescono addirittura del 18 percento. Il trimestre ha visto crolli, beh, diciamo piuttosto contrazioni ovunque.
Ho cambiato disco di backup Time Machine.
Quasi tre anni fa avevo adottato un
Rugged Triple LaCie che adesso rifiuta di obbedire a qualsiasi comando significativo, da Utility Disco o anche diskutil
da Terminale. Era costato 169,95 euro ed è durato 1.004 giorni, per una spesa di quasi diciassette centesimi al giorno.
Ho limitato l’accanimento perché un disco di backup deve funzionare tranquillo, non a qualunque costo, non tirato per i capelli. Deve essere fidato.
Sono dolentissimo per la perdita del MacBook Pro 17” sofferta da
Doblerto. Che computer così non ne facciano più, purtroppo, non è un modo di dire e il mio muletto, classe febbraio 2009, lascerà certamente un vuoto incolmabile.
Sta diventando un appuntamento fisso e mi rendo conto di quanto poco sia informativo. Eppure è una pagina cui non posso rinunciare,
il meglio della tipografia web per il 2015. Fa respirare.
(Già che siamo in argomento, chi può vada a
Kerning, una delle cose tecnologiche migliori tra quelle che avvengono in Italia, con un parterre spettacolare).
Apple continua a deludere le aspettative dei professionisti.
L’immagine seguente arriva (con mia gratitudine) da Lorenzo. Pure il testo:
Centro Diagnostico Italiano, sede di piazza Gae Aulenti a Milano. Dermatoscopio di fabbricazione tedesca collegato a iPhone 6 per analisi dei nei. Usa la fotocamera collegato ad apposita app…
Un’occhiata alla
pagina del Centro dà un’impressione pochissimo dilettantistica. Peccato per questa imperfezione di Apple, che continua a trascurare il comparto di chi il computer lo usa per fare cose serie.