Una software house misura tempo e codice spesi su progetti che coinvolgono sia Android che iOS e trovano che
Android richiede il 40 percento in più di codice e il 30 percento in più di tempo. In altre parole, sviluppare per Android costa di più.
Ho un rapporto bipolare verso Wikipedia. L’idea è straordinaria, grandiosa, una di quelle che giustificano il posto dell’umanità sul pianeta.
Non posso copiare il post di Fabrizio Venerandi e incollarlo per intero qui. Ergo,
ecco il link per leggerlo. Posso citarne un paragrafo.
Ho lanciato su El Capitan una copia di InDesign CS5, a dire poco vecchiotta. Il sistema mi ha fatto installare un pezzo vecchiotto di Java e ho continuato a lavorare.
Dal secolo scorso i miei computer sono Microsoft-free, a parte una
installazione di Silverlight dentro una macchina virtuale.
Mi chiedo quanti discettano di ogni nuovo Mac o delle interfacce utenti di questo o quel programma e saprebbero passare i cinquanta termini base del design spiegati ai non designer scrollando le spalle a ogni fermata perché già in possesso dei cinquanta corretti significati.
Bellissimo e lunghissimo il
test condotto da Android Authority sulle migliori fotocamere dei migliori computer da tasca.
Due mesi fa
avevo visitato la nuova sede in via di allestimento di All About Apple Museum e ho accettato di non divulgare le foto dei lavori. La situazione era questa.
Qualcuno ricorda la parabola di Stephen Elop? Dirigente di Microsoft, diventa amministratore delegato di Nokia. L’azienda finlandese peggiora i propri risultati fino a quando vende il ramo cellulare dell’impresa proprio a Microsoft.
Giorni di mail ricevute. Questa è da
Roberto, che trovo particolarmente interessante come testimonianza evidente di come i prodotti con attorno un ecosistema – in questo caso TV – possano diventare opportunità.