Bel servizio quello di Six Colors, che a contorno dell’annuncio dei risultati finanziari di Apple (con notiziole come il totale di iPhone venduti nella storia salito a 1,2 miliardi) pubblica una bella
pagina di grafici e diagrammi, precisa, completa, sintetica, senza chiacchiere e libera da distrazioni. Solo i dati, su serie storiche lunghe che rivelano bene le macrotendenze delle varie linee di prodotto, per esempio l’uscita di iPad da una lunghissima parentesi di dati di vendita negativi.
Brian Fagioli (proprio) scriveva nove mesi fa su Betanews
Il disappunto per i MacBook Pro (2016) spinge alcuni lealisti Apple verso Ubuntu Linux. Sì, lealisti; non sono persone che hanno preferito un Apple Store a un Media World, ma truppe fedeli a un qualche tipo di potere.
L’articolo arriva a definire il numero degli abbandoni huge, ingente, con tanto di offerta speciale di un fornitore di sistemi vista l’abbondanza.
Per un attimo dimentichiamo l’assurdità di un supposto passaggio degli utenti da un hardware (Mac) a un software (Ubuntu) che
gira tranquillamente su Mac. Facciamo che sia vero. Vediamo che conseguenze ha avuto sulle vendite di Mac, per quantità. I dati sono anno su anno, quindi confrontano il dato dopo l’annuncio degli abbandoni con l’anno prima dell’annuncio.
Vic Gundotra ha appena espresso in un
post su Facebook
giudizi pesanti sullo stato della fotografia in campo Android. Soprattutto, ha tessuto le lodi di iPhone con espressioni come questa:
Per la maggior parte delle persone la fine delle
Digital Single-Lens Reflex è già arrivata. Ho lasciato a casa la mia fotocamera professionale e scattato queste foto della cena con il mio iPhone 7 usando la fotografia computazionale (o modalità ritratto come la chiama Apple). Difficile non dire di queste foto (in un ristorante, scattate con un telefono mobile senza flash) che colpiscono. Bel lavoro, Apple.
Apple non prende iniziative pubbliche a caso e dispone di risorse economiche inimmaginabili, ma sta attenta a non sprecarle. Inoltre è una azienda riservata, meno che ai tempi di Steve Jobs ma ancora nettamente più che qualunque altra: si rivolge all’esterno solo per validi motivi.
Sono le premesse che mi fanno guardare con curiosità ad
Apple Machine Learning Journal, pagina strutturata come una pubblicazione scientifica, il cui primo numero consta di un singolo (interessante) articolo sulla realizzazione di sguardi artificiali che siano realistici.
Due anni e mezzo da quando si raccontava delle difficoltà degli sviluppatori nello spremere al massimo il processore di iPad
a causa del vasto spettro di Cpu riconosciute dal software di sistema.
Scrive Adobe
sul blog aziendale:
Con il maturare negli ultimi anni di standard aperti quali HTML5, WebGL e WebAssembly, molti di essi ora offrono molte delle funzioni e caratteristiche introdotte pionieristicamente dai plugin e sono diventati una alternativa praticabile per distribuire contenuti via web.
Delle tante iniziative di retrocomputing, una mi appassiona particolarmente ed è
Mame, l’emulazione degli arcade game apparsi dagli anni settanta fino a oggi, responsabili della prima esperienza digitale di tanti ragazzi di allora e pure di numerose passioni per la tecnologia germogliate proprio in quel momento.
Ecco perché preferisco parlare del presente di iPhone più che
rievocare i suoi dieci (straordinari) anni di storia: a settembre inizierà la commercializzazione di un
impianto cocleare – l’equivalente di un apparecchio acustico, ma impiantato internamente – che si appoggia a iPhone per ricevere suono e per configurarsi nel modo più personalizzato.
Chi usa Apple è un fanatico privo di obiettività mentre chi usa altro invece è un genio della valutazione imparziale, lo sappiamo bene.
Ne è ennesima dimostrazione l’articolo
Il rifiuto di Apple di supportare le Progressive Web Apps va a serio detrimento del futuro del web appena comparso su Medium.
(Le Progressive Web App si basano su uno strato di JavaScript che permette funzioni simili a quelle delle app classiche, come notifiche e funzionamento offline).
Spunti per l’automazione delle operazioni su Mac possono nascere ovunque, per esempio dall’articolo di Kirk McElhearn che spiega come
applicare rapidamente una o più modifiche dello stesso tipo a un gruppo di immagini dentro Foto.