Neanche per scherzo
La vita è andata talmente veloce oggi che, mentre avevo voglia di scrivere una caricatura dello scripting via Terminale, il giorno per farlo è abbondantemente terminato.
La vita è andata talmente veloce oggi che, mentre avevo voglia di scrivere una caricatura dello scripting via Terminale, il giorno per farlo è abbondantemente terminato.
Anni fa nelle riunioni con gli amici e presso i rivenditori Apple si giocava una specie di roulette russa, che a posteriori chiamerei featuroulette. Invece delle pallottole, si usavano le novità del sistema operativo imminente.
Di solito esce un aggiornamento di sistema per iPhone e lo ignoro finché iPhone mi fa notare che è disponibile.
Un’ora di attesa nel grande centro commerciale, pare il più grande d’Europa, certamente il più grande che io abbia mai visto in Europa. La sfrutto e provo il Wi-Fi libero a disposizione con iPad.
Questa Apple che riposa sugli allori, non innova e considera solo iPhone, mi dicono, ha iniziato a distribuire iOS 10.3.
Non esiste un pasto gratis. Se un’azienda ti fa un regalo, c’è un motivo. Per questo le mie macchine virtuali in VirtualBox sono lente e scomode. Il programma è gratis, i suoi esiti sono più che sufficienti per le mie necessità. Accetto più che volentieri le sue limitazioni. Senonché, leggo che in Mac App Store appare Parallels Desktop Lite. È gratis e permette di creare macchine virtuali macOS e Linux. Sembra fatto su misura per me.
Il mese scorso mi sono ritrovato più volte l’account iCloud bloccato, da riattivare usando l’apposito codice di recupero fornito da Apple oppure attraverso la doppia autenticazione.
Apple ha impiegato due anni e mezzo a sviluppare iPhone e una delle critiche più rumorose con le quali venne accolta la notizia riguardava l’inesperienza dell’azienda nella telefonia cellulare. Gli sviluppi della vicenda sono nelle tasche e nelle borsette di chiunque.
Si fa sempre un gran parlare di hardware eppure dovrebbe fare grande, grandissima impressione l’annuncio da part di Google di Guetzli, nuovo algoritmo di compressione Jpeg che arriva a comprimere le immagini anche del 35 percento in più mantenendo la stessa qualità visiva degli algoritmi tradizionali, oppure aumentando la qualità a parità di compressione. Fa impressione perché da lungo tempo pare terminato il dibattito sui fondamentali dell’informatica. Nascono nuovi social, nuove app, nuove architetture e linguaggi della programmazione, ma si è portati a pensare che su alcuni temi, la compressione per esempio, resti spazio per miglioramenti nulli o residuali al più.
Mercoledì 29 marzo mi troverò al Copernico di Milano, uno dei coworking in voga nella citta, per la presentazione di un libro di cui mi è accaduto di scrivere la prefazione. (La prefazione è il compito più ostico da svolgere per un libro perché non ci guadagni niente, devi spiegare in due pagine concetti che l’autore ha spiegato in cento e, se il libro non funziona, è colpa tua). Il tema è l’Internet delle cose, solo apparentemente tangenziale al mondo Apple: una auto con CarPlay o watch che in aeroporto avvisa dell’inizio degli imbarchi sono esempi ancora acerbi ma già saporiti per chi vuole rendersi conto del fenomeno.