La fine di Unix
Sta finendo una offerta libraria da vertigine riguardante il lato tecnico di Unix. Chi la lascia finire senza acquistare alcunché deve presentarsi in presidenza con giustificazione scritta dai genitori.
Sta finendo una offerta libraria da vertigine riguardante il lato tecnico di Unix. Chi la lascia finire senza acquistare alcunché deve presentarsi in presidenza con giustificazione scritta dai genitori.
Condivido tutto quello che ha scritto Andy Baio a proposito del proprio ridisegno di Waxy, edizione 2016: i blog sono morti e la maggioranza delle persone si esprime più rapidamente attraverso Facebook, Twitter, Medium, YouTube, Instagram e mille altri sistemi.
Si sentiva la mancanza di un articolo come Fine della dinastia Apple? e TechCrunch ci è venuto incontro, prima che finisse l’anno.
Comprerei volentieri Aqua and Bondi - The Road to OS X & The Computer That Saved Apple perché racconta un momento cruciale della storia di Apple, dal momento del salvataggio della barca grazie all’acquisto di NeXT al ritorno di Steve Jobs e, appunto, all’uscita del primo iMac. Ho avuto un iMac bondi blue e ne sono rimasto soddisfattissimo. L’apice del suo utilizzo è stato trasportarlo diverse volte per una quarantina di chilometri in auto, per raggiungere una redazione dove nasceva una testata dedicata al business digitale.
L’ intervista di Business Insider all’analista Steve Milunovich sul futuro di Apple, sulla strategia a lungo termine, sulle capacità di Tim Cook, sulla possibilità che Jonathan Ive lasci il posto di responsabile del design, è lunghissima, molto ben fatta, e vuota. Aria fritta. C’è una ragione fondamentale: basta guardare la faccia di Milunovich all’inizio dell’articolo. Scherzo. Tuttavia una ragione fondamentale c’è. Per parlare di Apple (villaggi vacanze, carico fiscale, muretti a secco, patologie dell’alluce, viaggio interstellare, transustanziazione) bisogna essere preparati.
Comunque vada a finire con i nuovi MacBook Pro, si leggono contributi notevoli che forse una volta mancavano, sul lato della critica, della provocazione, dell’originalità.
Posto che sia vera, la notizia di Apple che smette di costruire basi wireless mi lascia circa indifferente. La AirPort Express che distribuisce il Wi-Fi in casa mia è in servizio da talmente tanti anni che ho perso il conto e mi dispiace dover progettare per un futuro l’acquisto di un aggeggio meno costoso e meno durevole. È anche vero che il Wi-Fi oramai è una commodity, un servizio acquisito. Mi pare che l’offerta media oramai sia decentemente affidabile e di qualità.
Titolo di un recente articolo di Adam Engst: Comprendere la marginalizzazione di Mac in Apple. Citazione da un recente articolo di Peter Wiggins, Una settimana di montaggio video con i nuovi MacBook Pro e Final Cut Pro X, pubblicato su un sito che si definisce la risorsa numero uno per Final Cut Pro e magari non sarà vero, però insomma, qualcuno che ci svolge del lavoro sopra ci girerà pure intorno.
Mi sono trovato nella singolare situazione di essere giurato a Codemotion per scegliere il miglior gioco indipendente tra quelli in mostra. Più dei giochi, tutti con scintille creative meritevoli sempre almeno sotto un aspetto particolare (la grafica, il concetto, la giocabilità, la distribuzione eccetera, sempre almeno uno), è stata un’esperienza conoscere le comunità di chi li sviluppa e cerca un posto al sole. Un sacco di ragazzi e ragazze giovani, qualcuno già con lo sponsor e qualcuno in cerca, qualcuno con un lavoro convenzionale preso con l’unico scopo di consentirsi lo sviluppo del gioco la sera e nei weekend.
Al termine del mio viaggio ad Amsterdam posso dire che ho praticato due aeroporti e due hotel più un museo, trovando cinque reti Wi-Fi vere. Non quelle di cartapesta a velocità zero, non quelle che funzionano su un solo apparecchio, non quelle che vanno e vengono, non quelle con una procedura bizantina di iscrizione, non quelle che fanno finta di farti entrare e non entri mai, non quelle. Wi-Fi vere.