L’anno deve cominciare bene prima che finisca gennaio.
Suggerisco con energia a questo scopo l’adesione a LibreItalia e ad All About Apple.
LibreItalia propugna la causa di LibreOffice in particolare e del software libero in generale. Libero nel senso della libertà, che è poter scegliere.
Ogni scrivania conquistata da LibreOffice diventa libera. O almeno più libera rispetto al conformismo, al monopolio, alla chiusura e all’opacità delle finestre oscurate. Non so se sia già di dominio pubblico, ma manca pochissimo: l’amministrazione di Assisi ha deciso di adottare il software libero.
Succede che Magnetic Media Network, da sempre in prima fila per vendita, supporto e servizi Apple alle aziende, abbia raccolto in decenni di attività una quantità apprezzabile di cimeli Apple e non solo. E pertanto decida di destinare una parte di spazi aziendali a una esposizione permanente di retrotecnologia.
Tutto molto diverso da quello che succede al museo All About Apple di Savona, a eccezione della passione. E direi, oltre che diverso, complementare.
Da anni Samsung non divulga più i dati di vendita dei suoi computer da tasca. Adesso
ha smesso di farlo anche Xiaomi.
Spezzo volentieri una lancia a favore di Knotmania, gioco per iOS che ho scoperto durante la visita all’ancora recente Codemotion di Milano.
Il gioco visualizza l’attività di creature enigmatiche e paciose, le String, il cui passatempo quotidiano è intrecciarsi.
A noi tocca districare dolcemente e con perizia i loro inviluppi.
Le String sono pacifiche e non si oppongono, solo che – lasciate a se stesse – si intrecciano. L’operazione deve dunque avvenire senza troppe pause, o tocca rifare.
Dall’avvento di El Capitan, con le nuove Note, le uso molto ma molto più di prima. La sincronizzazione è ottima, la versatilità pure; non le userei mai per scrivere un articolo ma per conservare appunti e rapide annotazioni le trovo ideali.
Non mi sorprende allora vedere arrivare programmi come Standard Notes, che si propongono essenzialmente di lavorare con le note meglio di Note (nel caso specifico, su Mac e anche su qualunque altra piattaforma), o anche Bear, per dire.
Scrivo reduce dall’epica adunanza del clan Golden Eagle (#yv2uvg99) in un locale di Milano scelto apposta per non destare sospetti e per la bontà delle striatelle.
Sono stato essenzialmente coartato nell’aggiornare il mio municipio immediatamente, invece che attendere altri sei giorni, quindi raggiungerò un livello eccessivo per le mie capacità in anticipo rispetto al previsto. Chi voglia compiere un’opera buona e compensare la mia presenza si faccia vivo citando questo blog.
Gente furba, sempre in sella, che conosce la vita. Mica si fanno fregare da quei bastardi di Apple che ti chiedono un rene per un telefono: hanno approfittato di un tre-per-due e hanno acquistato per un tozzo di pane un bellissimo apparecchio Android che costa una frazione di iPhone e fa tutto quello che fa iPhone.
Mando un carattere emoji e il re del mondo non lo vede. Perché fa parte di quel novanta percento abbondante di persone che, per qualunque motivo, non ha il sistema aggiornato.
Un (ennesimo) motivo per cui l’esperienza di Mac è differente da quella di iOS ed è futile applicare uno stesso ragionamento a tutt’e due le piattaforme è la tipologia delle due interfacce.
Mac nasce per essere esplicito al massimo. In principio, tutto quello che è possibile fare con un programma dovrebbe essere visibile studiando la barra dei menu. La cosa va ovviamente presa con un grano di sale, ma è lecito esemplificare così: davanti a un nuovo programma Mac, la cosa migliore da fare è studiarlo.
Nutro una passione, per quanto superficiale, per il linguaggio Lisp e per l’editor Emacs.
Scopro che mi creano una variante di Lisp, con plugin per l’editing in Emacs, di nome Lux.
Non so se inchinarmi grato al gentile omaggio o chiedere i diritti di immagine.
Anche se partire dall’ambiente Java non è un gran che.
Scrive (e ringrazio!) Flavio.
Negli ultimi anni ho avuto modo di collaudare e provare diversi tipi di auricolari per iPhone. Per il tipo di attività che pratico, salgo e scendo dall’auto decine di volte al giorno, ho necessità di togliere e mettere l’auricolare più e più volte.
Ebbene, ne ho provati di tutti i tipi. Con cavo, senza cavo, sportivi, doppi, singoli, di elevata qualità, di scarsa qualità ma dalla forma ergonomica, insomma di ogni.