Tutto il clamore sulle liti con Epic e sulle indagini dei vari antitrust fanno dimenticare il problema base dell’attuale App Store: serve una riforma delle meccaniche di prezzo, capace di superare gli infami acquisti in-app, rendere davvero gratuite le app che vogliono esserlo e distribuire in modo intelligente gli update.
Questo non significa che i pubblicatori di app siano esenti da responsabilità. Tutti andrebbero obbligati, oltre che a pagare il fee annuale, a studiare le opzioni di prezzo di Flighty.
Non compro niente per assenza di know-how, ma ribadisco la mia dipendenza platonica dal catalogo musicale di Teenage Engineering. C’è dentro genio e creatività in quantità non usuali, del tutto fuori epoca rispetto ai like e alle cosiddette intelligenze artificiali.
Prova a chiedere a una di queste ultime qualche consiglio per produrre un sintetizzatore musicale originale. Neanche innovativo, originale. L’ho fatto e mi è arrivata una lista con quindici suggerimenti.
C’è una piccola popolazione di scrittori di fantasy e fantascienza che rimane fedele a WordStar, il word processor più completo ed elegante di sempre nonostante sia nato anni e anni prima di qualsiasi interfaccia grafica.
Qualcuno di loro non è più tra noi (un esempio tra tutti, Arthur C. Clarke di 2001: odissea nello spazio) ma altri resistono e uno di loro ha reso disponibile una sorta di edizione definitiva, WordStar for DOS 7.
Credo sia stato 9to5Mac a riportare per primo l’uscita non annunciata di produzione per il SuperDrive USB di Apple; a quanto pare siamo in una classica situazione di fino a esaurimento scorte. Sì trova un po’ dovunque online ma le disponibilità diminuiscono e non c’è traccia di rifornimenti.
Oggi si tratta anche di un apparecchio antiquato, che non legge dischi Blu-ray ma soprattutto lavora alla velocità di USB 2. I dischi ottici sono sempre stati intrinsecamente lenti e oggi, di fronte agli streaming via cloud, mostrano ancora più la corda.
Scrivo la notizia così come la riassume MacDailyNews:
L’amministratore delegato della disgraziata Intel Pat Gelsinger, che nel duemilaventuno provò a denigrare Apple riferendosi a essa come a una “società di lifestyle”, ha annunciato il licenziamento di oltre quindicimila dipendenti, per una diminuzione della forza lavoro superiore al quindici percento, intanto che viene interrotto il “lavoro non essenziale”.
Disgraziata è una resa dell’aggettivo beleaguered, tipicamente usato negli anni della grande crisi di Apple praticamente da tutte le testate PC e oggi perfidamente restituito con gli interessi da MacDailyNews.
Normalmente le petizioni su Internet sono specchietti per allodole. Stranamente ne esiste una che può valere la pena di una firma: si intitola Stop Destroying Games e mira a ottenere dall’Europa una legge che impedisca alle aziende di spegnere impunemente i server di giochi multiplayer o di massa che non vengono più supportati, ma di avere allocato risorse che consentano di tenerli accesi almeno per un certo tempo, o di permettere ai cittadini di ospitare il gioco su server propri, cose così.
L’amoralità ha sempre fatto parte anche del nostro mondo. IBM ha fatto turche con il monopolio delle macchine contabili; la storia di Microsoft è un susseguirsi di episodi controversi; l’uomo chiamato da Steve Jobs fece cacciare Jobs; Sam Altman doveva lavorare sui grandi modelli linguistici libero da fini di lucro, per il progresso dell’umanità e oggi è di fatto un dipendente Microsoft.
In campo informatico editoriale, la palma di fango è stata a lungo predominio incontrastato di Gizmodo.
Grazie ai buoni uffici di Apple Arcade, mi ripulisco dalle frustrazioni con Brogue grazie a qualche risciacquo con Tomb of the Mask.
Il tema è sempre la discesa nel dungeon: ma il gioco mutua in modo bizzarro alcuni elementi da Pac-man. La grafica è stile otto bit e all’inizio non pare neanche un gioco; poi si comincia a capire l’importanza delle trappole e di contenere i danni, grazie alle monete accumulate con cui comprare scudi e altre amenità.
Una notte d’estate in luogo turistico ma tendenzialmente privo di rumori umani dopo una certa ora. Apro RealMyst senza cuffie, aggiusto il volume, e provo una sensazione mai raggiunta prima di perfetta integrazione.
Né troppo, né troppo poco, alcuni suoni confondono e non sai più se provengono da dentro o da fuori lo schermo di iPad. Un senso di soprannaturale, di tutto in cui si fondono la realtà e la fantasia.
Una volta usava accogliere un aggiornamento di macOS con pedisseque ispezioni di quello che poteva o non poteva essere cambiato. Certamente le dimensioni e la complessità del compito si trovavano a un livello diverso da quello odierno. Poi c’era gente con tanto tempo libero.
Ho trovato una pagina che mi pare un buon compromesso tra dettaglio e leggibilità per sapere tutto quello che è cambiato con l’ultimo aggiornamento di Sonoma.