Siccome sono più interessato del solito all’
evento Apple di fine estate e devo ingannare l’attesa, mi sono messo a giocare a
Bashcrawl, avventura testuale per il Terminale che insegna i fondamentali della shell.
C’è sicuramente di meglio per ingannare un’attesa, ma volevo qualcosa che fosse sufficientemente lontano dai temi dell’evento.
Bashcrawl è semplice semplice e va bene anche per un neofita del Terminale, purché riesca almeno a portare a termine l’installazione e seguire le istruzioni di
questo articolo.
Una regola che vige qui è parlare di cose che, più o meno approfonditamente, si sono già lette.
Poi ci sono le eccezioni. Oggi tocca a
The Three Speeds of Collaboration: Tool Selection and Culture Fit.
Non l’ho ancora letto, ma mi tocca. Sono quattordici minuti che, a volo d’uccello, costituiscono l’approccio più brillante e profondo che abbia visto finora alla collaborazione remota.
Ovvero, è una pagina che rafforza la spina dorsale di numerosi argomenti che ho all’ordine del giorno al ritorno dalle vacanze.
Da questa estate il blog si generava regolarmente, ma non prima di avere sputato esattamente trentasette righe di messaggi di errore.
Ci sono già fin troppe cose da sistemare e così ho provato a leggere attentamente i messaggi: la colpa era di un octet che il motore di
Coleslaw non riusciva a leggere.
Due numeri tipo 105 e 92, di cui non avevo idea. Ma l’esperienza accumulata con
Octopress e
Jekyll mi ha insegnato che spesso questo tipo di errori nasce da un carattere non ortodosso (per chi ha scritto il motore) presente nelle zone del file originale che vengono interpretate dal motore stesso per preparare la struttura del sito.
Mi sembra che articoli come
Luxury Surveillance passino il segno, nel loro associare watch o Fitbit a braccialetti di sorveglianza per condannati, solo più costosi e per gente che se li può permettere.
Le persone pagano di più per tecnologie di tracciamento che vengono imposte ad altri, non volenti.
L’idea di fondo è quella del capitalismo di sorveglianza che è certamente un problema; al tempo stesso, c’è un ampio insieme di persone che paga più volentieri per qualcosa che contenga la parola capitalismo all’interno e una sua critica. (Non sto facendo politica, constato un fatto).
Ho scritto per una società il memo che segue. Ma le considerazioni contenute sono abbastanza universali da essere condivise più in largo. Magari un giorno verranno ricordate.
Il fine giustifica i mezzi di comunicazione
La comunicazione è terribile.
— Jeff Bezos
Premessa: in una società qualunque, è il collaboratore che va incontro alle necessità dell’azienda; non è l’azienda che va incontro alle necessità del collaboratore. Noi vogliamo essere una società qualunque? O vogliamo essere migliori?
Trovo tanta verità nella storia di Harry McCracken che quarant’anni fa pubblicò l’avventura testuale
Arctic Adventure e oggi, a seguito di una serie di coincidenze fortunate, la ripubblica via web dopo, ed è qui il punto, essersi reso conto di un errore di programmazione che rendeva il gioco originale impossibile da terminare.
Quattro decenni più tardi l’errore è stato emendato e dalla pagina linkata si può apprendere l’intera vicenda, ma anche provare il brivido (appropriato, pensando al titolo) di cimentarsi con Arctic Adventure.
Con tempismo perfetto, una settimana prima dell’evento di presentazione del prossimo iPhone (più varie ed eventuali) compare una paginaccia rigonfia di pubblicità dedicata a supposte
rese grafiche di… iPhone 14. Il 2022.
Ci sono due possibilità: Jon Prosser ha avuto una idea brillante per autopromuoversi sfruttando il volano di Apple. Oppure qualcuno lo ha pagato per fare contropubblicità a un evento che chiaramente non fa felici i reparti marketing di diverse società.
Sono cambiate tante cose. L’azienda usa i Pc; si lavora in ufficio otto ore al giorno; devi usare il computer che ha deciso l’azienda. Tutti dogmi che si sono rivelati miti, grazie a aperture liberali come il Bring Your Own Device oppure a mazzate pandemiche che hanno smontato la presenza in ufficio obbligatoria e hanno sbriciolato i pezzi.
Dimostrazione pratica, lo
spazio di lavoro domestico di Viktoria Leontieva, design systems topologist per Microsoft.
Sono contento che Apple abbia deciso di
prendere tempo addizionale per ripensare al suo sistema di individuazione di immagini abusive di minori. Insisto e ripeto: ad Apple (a chiunque) quello che tengo sul mio iPhone dovrebbe interessare zero, salvo ovviamente ordine di un giudice per motivi giustificati.
È che non abbiamo un sostitutivo: abbiamo una parentesi di incertezza di durata indefinita.
Di questo non sono per niente contento, poiché preferisco una certezza, anche sgradevole, all’incertezza.
L’idea di creare un
curricolo di studi digitali per elementari e medie continua anche se discontinua ed è il momento di ipotizzare attività per introdurre bambini all’ipertesto, trasversalmente nell’ambito di ciascuna materia convenzionale.
Mi ha lasciato
un bel commento energio:
Non ricordo il nome, ma per iniziare la tesi (oramai una quindicina di anni fa) mi ero basato su un vocabolario in cui le parole presenti nello stesso erano evidenziate rispetto alle altre, in modo che si potessero creare “reti” tra le varie descrizioni e spiegazioni: da questo avevo costruito una mappa concettuale su tre livelli a partire dall’oggetto della mia ricerca. La cosa che mi aveva colpito era che l’umanità organizza naturalmente da sempre le informazioni e un “collegamento” tra fonti diverse era già presente prima dei “link”…