Scelgo
l’articolo di MacStories scritto da John Voorhees perché contiene un chiarissimo grafico a torta che mostra la ripartizione degli incassi di Apple nel trimestre estivo.
Mi sono venuti in mente i lamenti di quanto Apple trascurava i Mac perché pensava solamente a iPhone, in considerazione del fatto che iPhone costituiva la punta di diamante del fatturato.
Oggi iPhone è sempre in prima linea: raccoglie il quarantasette percento del business.
Mac, dopo iPhone, è il segmento hardware più importante (tredici percento). La trascuratezza di Apple ha dato risultati inaspettati.
Sono tenuto alla confidenzialità. Posso almeno dire che un amico lavorerà nei prossimi mesi con un istituto scolastico di buone dimensioni per popolare da zero il laboratorio di informatica prossimamente pronto nella struttura.
La cosa notevole è che si tratta di una scuola che si pone il dubbio e si mette in ascolto: che cosa andrebbe inserito per contrastare l’obsolescenza, svolgere un servizio effettivo per i ragazzi, essere rilevante, favorire gli insegnanti, avere costi sostenibili…?
Apple spesso fa la cosa giusta, a volta non la fa, capita anche che faccia la cosa sbagliata. Più diventa grande, più è inevitabile che di tanto in tanto si infili una cosa sbagliata.
La pubblicità in App Store, specialmente
la pubblicità di bassa lega in App Store, è una cosa molto sbagliata che si spera venga risolta al più presto e nella maniera più draconiana possibile.
Anche una società da quattrocento miliardi l’anno di fatturato può preoccuparsi giustamente di tutelare la crescita, i margini, anche gli investimenti degli azionisti che rischiano di scricchiolare per una cifra non soddisfacente o un risultato dubbio. Discutibile, ma lecito.
È molto che devo completare la relazione su
La Prima Colonia, finita la
parte due, archiviata la
parte uno, dimenticata la
parte zero. Devo raccontare come lo fa: come il libro soddisfa, o no, le mie aspettative.
La parte problematica del farlo è che, per convenzione, questo tipo di resoconto diventa quasi sempre per chi legge un invito a comprare il libro oppure a non farlo. Una scelta binaria da cui mi dissocio, perché su un’opera di questo calibro i giudizi possono solo essere sfumati. È anche una convenzione in cui potrei ritrovarmi se si trattasse di un libro scritto da uno sconosciuto. Edoardo invece è un amico e io sono fregato; se ne parlo bene sembrerà che gli tiri la volata a prescindere dai meriti. Se ne parlo male, si arrabbierà molto e potrebbe anche avere ragione, perché chi mai può dire di padroneggiare completamente un libro? Se, infine, ne parlo bene ma con qualche riserva, o male con qualche nota positiva, potrò godere del peggio dei due mondi, attaccato da entrambi i lati.
Alla fine geografia e storia hanno congiurato nel farmi mancare alla
festa per i venti anni di All About Apple Museum.
Ho l’appunto di trovare una buona occasione di redimermi. Nel mentre guardo
il video che Alessio e compagni hanno realizzato a celebrazione dell’evento e penso a tutto quello che mi sono perso.
Di cui il video contiene quasi nulla. Mi sono perso amici, convivialità, clima, spirito, passione, entusiasmo, ospitalità, genio, sregolatezza, compagnia e tanto altro.
Freeform è uno degli
argomenti più di tendenza e scusa se
ne accennavo a giugno. La riprova che dentro Apple c’è ancora chi sa fare bene ma, più ancora di questo, chi sa lasciare un segno. Se Freeform si afferma, diventa un segno distintivo di Mac e iPad, come MacWrite nell’antichità oppure oggi Numbers per iOS e iPadOS.
Speriamo solo che tutta questa pubblicità gli permetta di essere conosciuto e adottato più quello che è stato Numbers su iPhone e iPad.
Vero che da anni non mi passava sotto le mani un file PostScript. Vero che me ne è passato sotto le mani uno giusto la scorsa settimana.
Vero è che Anteprima in effetti
non ha bisogno del supporto dei file PostScript. Vero pure che non mi dispiaceva averlo, anche a fare niente: ho sempre considerato Anteprima una scatola delle sorprese da cui di tanto in tanto usciva qualcosa di inaspettato e piacevole, alla stregua di TextEdit e altre amenità di macOS.
Il
giorno degli aggiornamenti è passato è l’osservazione più interessante, come spesso accade, è di Riccardo che titola
Il mio prossimo Mac potrebbe essere l’ultimo.
Molto in sintesi, l’argomentazione è che lo sviluppo software di Mac non è migliorativo come lo sviluppo hardware; che la qualità di macOS non è più la stessa; che non è questione di abbandonare la piattaforma ma, piuttosto, rimanere a quando doveva ancora iniziare l’omogeneizzazione di macOS e iPadOS.
È la settimana di preparazione a dolcetto-o-scherzetto e fare paura è apprezzato.
Allora propongo
Parens of the Dead, gioco per il web costruito in sei episodi con
Clojure e
ClojureScript, cose molto vicine al linguaggio
Lisp.
Ogni episodio della serie è uno screencast a cura degli autori del canale Twitter
Emacs Rocks.
Una settimana per imparare qualcosa di nuovo, soprattutto fuori dall’avvio e dagli schemi.
Spaventoso abbastanza?
Ai tempi dell’
Antennagate fece il giro del mondo il commento di Steve Jobs lo stai tenendo nel modo sbagliato. Oramai è diventato un meme, usato in mille situazioni.
I critici obiettavano che iPhone 4 dovessere essere impugnato a discrezione di ciascuno, indipendentemente dal fatto che l‘impugnare l’apparecchio diminuisce la ricettività dell’antenna e soprattutto che questo si applica a qualsiasi cellulare.
Ora, con il nuovo iPad base, si affaccia una corrente di pensiero che vuole la telecamera di iPad
messa sul lato lungo dell’apparecchio, con la giustificazione che sempre più lo si usa sulla scrivania, collegato a una tastiera, e sempre meno in mano.