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21 ott 2022 - Software

Un anno da Venturieri

Si avvicina a grandi passi la pubblicazione della prima versione ufficiale di macOS Ventura, cui seguirà senza dubbio l’uscita di iPadOS 16.

I due sistemi sono accomunati dalla presenza di Stage Manager, funzione sulla cui completezza e sul cui design leggo ogni giorno (più di) una nuova storia dell’orrore.

Steve Jobs non esitò a ritirare i Cube e accollarsi (come società) le mancate vendite una volta chiaro che c’erano problemi nella percezione del computer presso il pubblico, ancora prima che ci fossero problemi effettivi.

Non è onesto parlare di problemi effettivi fino a che quello che gira per le scrivanie è software beta, eppure la percezione che stavolta il prodotto uscirà inadeguato è difficile da scacciare. Please, Tim: se non è a posto, non dovrebbe uscire. Se significa perdere denaro, vuol dire anche mantenere la reputazione e la figura che si fa, alla fine, è migliore. Steve ti ha detto di non pensare a che cosa avrebbe fatto lui, ma di fare la cosa giusta. La cosa giusta è fare uscire software che funziona.

Anche perché non si tratterebbe di un neo in un sistema lindo e sfavillante. macOS rimane il meglio sulla piazza (merito anche della concorrenza, che ha la missione di lavorare contro i propri clienti) e tuttavia ci sono angoli dove è un po’ che non viene passata la polvere.

Penso a Utility ColorSync, rimasto nello stesso stato di quasi due anni fa, sostanzialmente inutilizzabile.

Mi si dirà, chi lo usa Utility ColorSync? L’ho usato eccome. Certo, mica tutti i giorni prima e dopo i pasti. Ma ha risolto alcune situazioni dove, senza, l’unica soluzione sarebbe stata l’orrendo software Adobe.

Parlando di nicchie un poco più grandi e recenti, ho appena finito di completare un lavoretto con iMovie. Un piccolo video da tre minuti, del tutto semplice, con il minimo sindacale di editing e montaggio.

Si tratta di cose che mi capitano di rado e di cui non conservo il ricordo, normalmente. Stavolta mi è venuta in mente la tortura cinese della morte per le mille ferite.

L’instabilità del timing delle dissolvenze ancora prima della loro pessima esperienza utente. Il rapporto conflittuale dei titoli con i font e con la tipografia in generale. Il limite di generazione dei video a 720p.

No, Final Cut Pro X non è la soluzione per me. La scuola delle mie figlie dista dieci chilometri e no, la mattina non prendo l’aereo per portarle. Se iMovie dà fastidio, è meglio toglierlo che lasciarlo incustodito. Quelli con le mie esigenze non comprano Final Cut Pro X, ma DaVinci Resolve.

Tirchieria? Ma no. La mia specializzazione è sul testo e se mi bastasse software gratuito sarei fortunato, perché TextEdit rimane una gemma. Siccome mi serve qualcosa di più, compro serenamente BBEdit senza battere ciglio. Se mi servisse un modo diverso di scrivere, entro dieci secondi sarei su una copia di Scrivener. Se mi servisse una volta a semestre, userei TextEdit e sarei felice del mio Mac per il servizio che mi offre.

iMovie non mi offre (più) la stessa qualità e lo uso una volta a semestre. Utility ColorSync non funziona. Quest’anno si vorrebbe affrontare Ventura pensando alla California, non a che cosa va e che cosa no.

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