Un avvocato, una maestra e un nutrizionista, non è l’inizio di una barzelletta, pubblicano ognuno un’infografica e capita che io le veda a distanza di poche ore.
Capisco che è arrivato il momento Ghibli per l’infografica, dopo l’orgia di autoritratti alla Miyazaki. Parlano rispettivamente di legge, didattica e alimentazione, tuttavia hanno esattamente lo stesso stile, lo stesso posizionamento dei testi, identiche palette di colore. A guardarle sfocate potrebbero sembrare la stessa infografica.
Il posizionamento del testo è una cosa orrenda a prescindere dal metodo; mattoni di testo troppo fitto, troppi mattoni, che levano la leadership visiva del documento alla parte grafica (il senso di un’infografica è sintetizzare pochi punti chiave, più che esploderne fino a compromettere lo sguardo di insieme).
Tra l’altro, ci sono i refusi. L’avvocato ne ha giusto due o tre. La maestra ha una valanga di testo e altrettanti errori. Non si possono percorrere tre righe senza vedere almeno uno strafalcione. E sarebbe uno strumento didattico.
Faccio notare che è un documento impresentabile anche a un analfabeta funzionale e la sventurata risponde che sì, però lei lo apre su Canva e lo sistema.
Non si lotta contro i tempi che cambiano, perché sono il portato del Tempo, per natura invincibile. I nuovi tempi, è stato detto giusto già da qualcuno, sono quelli in cui l’apparenza del linguaggio ha preso nella scala dei valori il posto del significato. Che pretesa assurda chiedere una cosa leggibile, quando l’unico obiettivo era presentare testo da non leggere.
I Greci avevano le tre Parche, Atropo Cloto e Lachesi se ricordo, che filavano il Tempo sotto forma della vita delle persone e ogni filo era diverso dagli altri. L’avvocato, la maestra e il nutrizionista si passano il telaio con lo schema già fatto e credono di essersi seduti sull’Olimpo dei creativi.