Quickloox

Dal mondo Apple all'universo digitale, in visualizzazione rapida dell'ovvio

13 lug 2025 - Internet

La massa acritica

Ho terminato la lettura di The Wind from the Sun, raccolta di racconti di Arthur C. Clarke trovata a due euro (letterali) al mercatino dell’usato.

Tutta roba leggera, racconti brevi o lampo, veramente lettura da ombrellone. Però, che bei respiri di aria fantascientifica di quando non si aveva paura di sognare e chi scriveva ti portava a naufragare sulla Luna o a esplorare l’atmosfera di Giove con perfetta plausibilità scientifica e tuttavia con la poesia del cosmo. Storie scritte tra gli anni sessanta e gli anni settanta che davvero allargano il cuore ancora oggi.

In gran parte, è ancora fantascienza. La colonizzazione della Luna è lontana, di esplorazione umana di Marte si inizia adesso a parlare (e non oltre), tacciamo per carità di patria su Giove, i contatti con civiltà aliene latitano eccetera.

In generale, l’unico punto dove la parte fantascientifica della prosa di Clarke invecchia regolarmente male è quando elabora (più volte) un futuro per i due blocchi della classica Guerra fredda, l’amicizia a denti stretti tra gli scienziati da una parte e dall’altra della Cortina, sovietici e americani che mostrano i denti in pubblico e dietro le quinte trovano come coordinarsi e via dicendo. Lo si può perdonare; probabilmente il millevonecentoottantanove è stato uno dei momenti più fantascientifici della storia del mondo, a dispetto della fantasia collettiva.

Non riesco a datare con precisione uno dei racconti, Dial F for Frankestein. Sul volumetto che ho comprato c’è scritto giugno 1963. Tendo a credergli perché ci ha messo la faccia e i soldi un editore, se non Clarke stesso. In giro per il web ho trovato una data diversa per ogni sito, tra il sessantuno e il sessantacinque. È sufficiente comunque per contestualizzare: l’informatica personale era un sogno e niente più.

Per non dire di Internet. Eppure, sembra plausibile che proprio Dial F for Frankenstein abbia ispirato Tim Berners-Lee, il padre del World Wide Web.

Ecco. Il racconto si basa sul presupposto che la messa in orbita degli innovativi (al tempo) satelliti per le telecomunicazioni consenta per la prima volta l’interconnessione globale di tutte le reti regionali del mondo, da quelle telefoniche ai circuiti bancari ai canali mediali, e dia vita a una rete talmente grande e articolata da diventare senziente.

Nel millenovecentosessantratré, credo, per noi era un superprogresso poter pagare a peso d’oro un’interurbana. L’idea dell’interconnessione globale è stata un’intuizione profetica, di grande potenza e suggestione.

Al tempo stesso, l’idea della massa critica di nodi di rete oltre la quale può svilupparsi spontaneamente il pensiero autonomo si è dimostrata fantascienza pura. All’interconnessione delle reti telefoniche abbiamo aggiunto le dorsali dei dati. Negli ultimi sessant’anni il numero dei canali e degli snodi di rete è esploso. Sono connessi a Internet più abitanti della Terra di quanti ne vivevano mentre Clarke scriveva il raccontino. E nessuno di essi era in rete.

Possiamo affermare con una evidenza empirica forte che l’idea di Internet autonomamente senziente in virtù della sua straordinaria ramificazione è ancora fantascienza, invecchiata molto male.

Oggi si aggira per la rete una quantità consistente di personaggi equivoci a vendere l’idea delle proprietà emergenti che si manifestano grazie all’aumento della complessità all’interno di certi sistemi, con sorpresa dei programmatori stessi. Gli stessi figuri lasciano intendere che, sai mai, se continuiamo ad aggiungere complessità, chissà, forse, magari compare il pensiero autonomo, non sappiamo perché.

Trovano anche seguito, al posto di pernacchie. D’altronde abbiamo avuto Wanna Marchi, abbiamo avuto politici capaci di dire tutto e fare nulla; il pensiero acritico è la nostra specialità.

Lascerei la fantascienza a chi la sapeva scrivere e tra l’altro ha creato l’alter ego del pensiero umano più realistico, famoso e insieme inquietante che sia mai apparso nella nostra letteratura.

Commenta