Quickloox

Dal mondo Apple all'universo digitale, in visualizzazione rapida dell'ovvio

11 apr 2025 - Software

La verità su MacPaint

A distanza di appena quarant’anni, MacPaint ha ancora da raccontare un sacco di cose. La prima è che, da tempo, è codice aperto, visibile a chiunque.

Sempre a proposito di codice, è possibile vedere un Pascal che oggi non userebbe più nessuno, ma che allora appariva lindo e geometrico come una pietra preziosa. Lo dice uno che, ai tempi, detestava Pascal.

Bill Atkinson, un genio della nostra epoca, non aveva una formazione convenzionale informatica. Eppure ebbe diverse intuizioni sia a livello di codice che di interfaccia e, come diremmo oggi, user experience.

Ai retrogradi del no al lavoro remoto, perché la creatività solo in ufficio bla bla bla: Atkinson lavorava da casa. Non c’era Internet; venivano organizzate riunioni periodiche in cui lui presentava i progressi di MacPaint grazie a una serie di Polaroid con cui fotografava lo schermo e il codice sull’ambiente di sviluppo del suo Lisa. La cosa interessante è che quelle Polaroid esistono ancora e sono visibili.

Tutto il codice era documentato con tale puntualità e chiarezza che praticamente non serviva documentazione per sviluppatori; bastava leggere il codice. E vale anche per le parti in assembly Motorola 68000 (circa un quarto del codice totale, il resto in Pascal).

MacPaint non ha introdotto innovazioni veramente sconvolgenti rispetto a quanto veniva prodotto in quegli anni; tuttavia ha incontestabilmente stabilito una serie di principî base che ancora oggi permeano i programmi di grafica e illustrazione.

Il resto, molto, è tutto da leggere.

Commenta