Apple buona. Marketing bieco di una serie televisiva, mica del nuovo computer che farà impazzire le folle. E tuttavia si cambia la barra di elencazione dei prodotti, cosa che a livello di marketing è una enormità, il tutto per promuovere un filmato che racconta come l’editing di Severance sia stato effettuato su un batteria di Mac.
Lo scopo di Apple è vendere (primariamente) computer e in questi giorni, all’inizio dell’elenco, compare il Lumon Terminal Pro, marcato come nuovo al pari di MacBook Air e Mac Studio. Sì, è marketing, ma borderline con la goliardia e con la spacconaggine. Nel suo piccolo, è un osare. Una parte consistente di navigatori del sito faranno clic senza capire e magari se ne andranno subito, là dove normalmente sarebbero finiti su una pagina di prodotto. Notevole.
Apple cattiva. Nel 2007 comprò il repository di driver open source indipendenti per stampanti CUPS e assunse lo sviluppatore capo del progetto, Michael Sweet.
Nel 2019 Sweet ha lasciato Apple. Da allora lo sviluppo dei driver è stato di fatto interrotto e sulla pagina Github di CUPS tutto sembra fermo al 2020 o quasi.
Qualsiasi obiezione non tiene. Vero che il mercato delle stampanti si è consolidato (eufemismo per dire che le marche rimaste attive sono poche) e vero che è ormai difficile trovare in vendita stampanti senza un driver per Mac. Altrettanto e forse più vero che stampare è un’attività legacy. L’ultima laser che ho comprato è stata per via di due figlie che frequentano la scuola dell’obbligo, su questo arretrata e miope. Altrimenti non avrei, da molti anni, una stampante in casa.
Verissimo, ma allora molla il progetto e lascia che qualcuno possa farsene carico se ha voglia. Quando Apple ha acquistato CUPS ero contento perché la cosa prometteva bene per la compatibilità dei Mac con le stampanti. Non avere più il problema non è una buona giustificazione per tenere il codice ad arrugginire.