È dai tempi del fiasco sulle elezioni presidenziali americane del duemilasedici che Nate Silver è uscito dalle mie preferenze informative. L’uomo che aveva previsto brillantemente i successi di Obama aveva fatto lo stesso, solo con Hillary Clinton e vedere nella notte prendere forma il risultato opposto, nonostante il wishful thinking che la redazione continuava a mostrare un articolo sull’altro, con risultati sempre più grotteschi.
Il sito è FiveThirtyEight, fondato proprio da Silver. Anzi, era, perché gli editori attuali hanno licenziato il personale e chiuso tutto. Cose che capitano, con mille ragioni. Spiacevoli, spesso inevitabili. Cambiano anche i venti della politica, certe cose non vorremmo mai vederle, tuttavia accadono e dobbiamo farcene una ragione.
La cosa irragionevole è avere tolto il sito dal web. Per quanto Silver mi stesse poco simpatico e per quanto la sua redazione mi apparisse irrilevante, dentro il sito ci sono – c’erano? – tanti contenuti di indubbio valore, statistici, matematici, ludici, anche di opinione per carità, non è che io abbia sempre ragione e tante analisi vanno oltre il mio livello di informazione. Come tutti i buoni siti, anche FiveThirtyEight era un deposito di cultura, storia, attualità, informazione, sapere.
Come scrive John Gruber, tenere acceso un sito statico, senza interattività, solo archivio, ha un costo irrisorio. E i padroni di FiveThirtyEight in ultima istanza, passando per ABCnews, si chiamano Disney. Hanno qualche disponibilità. Anche un anno, anche cinque anni, dare tempo a qualcuno di archiviare, vendere i contenuti al migliore offerente, qualsiasi cosa.
Mica per niente si chiamano alberi di navigazione, quelli dei siti. Hanno radici. Le radici trasformano il caos in nutrimento, trattengono il terreno a impedire che frani, permettono all’albero di crescere propagandosi sempre più lontano.
Tagliare le radici di un albero è un gesto estremo. Non tagliamo le radici di un sito, mai. Danneggiamo pure le radici di altri siti. Non va bene.