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2 mar 2025 - Software

Design da companion

Sarebbe un post per tutti anche se parliamo di oggetti per pochissimi. Serve pazienza.

Heroquest è l’anello di congiunzione tra gioco da tavolo e gioco di ruolo. Il gioco avviene su una plancia, come in un boardgame; riguarda l’avventura di un party di quattro eroi che esplorano un sotterraneo alla ricerca di mostri da sconfiggere e tesori da conquistare.

In accordo ai principî elementari del gioco di ruolo, gli eroi hanno una scheda personaggio che si arricchisce avventura dopo avventura di esperienza, tesori e oggetti magici. Il gioco base conta quattordici avventure nel corso delle quali le capacità degli eroi crescono, così come le minacce da affrontare e il valore delle ricompense. Ogni avventura dura una o due ore e quindi l’identità di un eroe si conserva tra una partita e l’altra, senza resettarsi. Si usano dadi per determinare l’esito delle azioni degli eroi e un giocatore prende le parti del master: conosce la mappa del sotterraneo e i pericoli che nasconde, tira i dadi per i mostri e li muove. Se la logica piace, sono in commercio innumerevoli espansioni con nuovi eroi, nuove mappe, nuovi oggetti magici, nuovo mostri. Nulla vieta a un bravo master di inventare tutto questo per conto proprio ed esistono vari forum (tra cui uno italiano) per chi sia a caccia di idee. Insomma, ci si può giocare per una vita, boardgame a tema avventuroso fantasy con una spruzzatina di role-playing. (Per gli amanti della fantascienza gli stessi presupposti alimentavano Starquest, credo disponibile oggi solo nell’usato).

Heroquest è fatto per un numero di giocatori da due a cinque. In due, ci sono un master e un eroe. Tipicamente il giocatore umano, in un caso del genere, maneggia più eroi, perché uno solo difficilmente sopravviverebbe al sotterraneo (a meno che un master capace modifichi la mappa e adegui il livello di difficoltà).

Ma che cosa accade se si cerca di giocare Heroquest da soli? Certo, si possono maneggiare gli eroi con una mano e i mostri dall’altra, ma è divertente almeno quanto giocare da soli a scacchi. Il fatto di conoscere in anticipo quali mostri ci sono dietro una porta o dove si trova il tesoro è davvero poco motivante.

Così è nata la app Heroquest per iOS e Android: un companion che prende il ruolo di Zargon (lo stregone malvagio impersonato dal master) e rende il gioco interessante per il giocatore singolo, perché rende in digitale tutto quello che il giocatore umano non deve sapere in anticipo e così gli permette di avventurarsi al pari di una compagnia più numerosa.

Creare una app di questo tipo richiede un equilibrio notevole. Va fornito all’utente tutto il supporto necessario per vivere una esperienza soddisfacente; deve nel contempo restare indispensabile acquistare il gioco in scatola, la fonte di reddito dei produttori.

La app ha il compito di gestire le schede personaggio (sono semplici, ma tenerne quattro o più è noioso), mostrare la mappa agli eroi man mano che la esplorano, tenere nota di tutti i dati (punti corpo, punti mente, lanci di dadi eccetera) e dell’equipaggiamento, soprattutto del movimento dei mostri, che – presentato dalla app in digitale – andrà riportato sulla mappa dal giocatore.

Il gioco è semplice e tuttavia, visto in questa prospettiva, ci sono molte cose da gestire in fretta e bene, in modo scorrevole e gradevole per l’utilizzatore, così da conservare il più l’esperienza originale di Heroquest.

Il risultato in termini di design, grafica, interfaccia, navigazione è semplicemente ottimo, senza voli di fantasia ma molto efficace. È sempre tutto molto visibile e molto chiaro. Si gioca bene su iPhone, da sogno su iPad, ché quasi viene voglia di avere il gioco completo in digitale.

Da un punto di vista di struttura, la app è la soluzione alla gestione umana di una serie di database interconnessi, con un sacco di campi calcolati.

Non frega niente di giochi, fantasy, avventure? Consiglio un’occhiata a Heroquest come app, gratuita, per dedurre qualcosa sul design ottimale per un problema come quello appena descritto. La grafica è, ovvio, quella rutilante e barocca del gioco di ruolo, ma guardare sotto la facciata è una bella lezione di progettazione di una app.

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