Molti mesi fa mi sono ripromesso di affrontare finalmente BrogueCE come sfida e ieri sera finalmente sono arrivato al traguardo dell’ ascensione: ho raggiunto il ventiseiesimo livello di profondità, per impossessarmi dell’Amuleto di Yendor e riportarlo in superficie senza commettere errori.
Non commettere errori è la prima regola di ogni roguelike, in cui death is final e puoi trovarti a un passo dalla vittoria ma devi ripartire da zero. In Brogue Community Edition (BrogueCE, da ora Brogue e basta) il concetto è elevato alla massima potenza; il gioco è noto per essere uno dei più spietati e letali nel suo genere. In effetti si può giocare senza guardare il primo livello, più o meno, poi bisogna assolutamente stare attenti, sempre, e prevedere il più possibile le mosse.
Le morti stupide sono per questo motivo un tema di conversazione ricorrente nelle conversazioni della comunità roguelike. Sarebbe bastato guardare con calma l’inventario per capire che cosa fare, o evitare comunque di muovere impulsivamente, per restare vivo e proseguire nell’avventura.
Ho collezionato un ottimo numero di morti stupide e anche qualcuna intelligente (quando proprio era matematicamente impossibile fare meglio, evento peraltro raro) prima di arrivare alla scorsa serata. Il sangue freddo è rimasto tale, sono stato attento a giocare lentamente per non cedere alla fretta o all’impulso, ho quasi sempre preso la decisione corretta (o almeno una decisione corretta a sufficienza) e ho usato bene armi, incantesimi, accessori, pozioni.
La lucidità mi ha consentito di neutralizzare gli avversari più pericolosi prima che lo diventassero; durante la discesa non ho trovato nulla che potesse proteggermi dal fuoco, una eventualità che farebbe rabbrividire qualunque giocatore a saperlo in partenza; però ho controllato bene maghi guerrieri, salamandre e torrette lanciafiamme per andare avanti senza subire troppi danni.
Il punto di svolta della spedizione è arrivato al venticinquesimo livello, uno prima di trovare l’amuleto. Attraverso la telepatia ho scoperto la presenza di un drago, addormentato. Il drago è sempre uno degli incubi in Brogue, ma senza protezione dal fuoco è un incubo al cubo: vola e quindi arriva ovunque, è veloce il doppio, ha una montagna di punti vita, possiede artigli letali e appunto sputa fuoco.
Se per caso si fosse svegliato, avrei rischiato di doverlo affrontare prima di scendere e poi eventualmente anche al ritorno, quando a parte tutto non ci si può fermare troppo con un mostro perché potrebbe arrivare il lento – e invulnerabile – guardiano dell’amuleto. Sono riuscito a farmi inseguire da altri mostri brutti in una zona lontana dal drago, nella quale mi sono buttato verso il ventiseiesimo livello (senza scale, prendendo danni, ma i nemici non volanti non ti seguono). Sono risalito al venticinquesimo dalla scala, vicino alle risorse che mi servivano, lontane dal drago ma anche dai mostri, e da lì sono tornato al ventiseiesimo livello in sicurezza, con il drago ancora addormentato.
Il resto lo hanno fatto una buona allocazione delle risorse magiche sugli oggetti (lungo il gioco si possono incantare per renderli più potenti, solo che bisogna fare scelte spietate per ottenere risultati utili; la coperta è corta) e, ancora, avere giocato con lucidità e calcolo fino alla fine.
Niente sfide per un po’ adesso, ci si guarda in giro e si prova qualcosa di diverso per vedere se nasce un amore o un odio da trasformare in spirito di competizione. Come già per Angband, battere il gioco è ben lontano dall’esaurire le potenzialità del gioco.
Il trionfo completo e assoluto su Brogue prevede la discesa fino al quarantesimo livello e raccogliere gradualmente tante lumenstone quanti sono gli slot di inventario a disposizione. In altre parole, si scende tra mostri più crudeli mentre si deve rinunciare progressivamente a tutto il proprio equipaggiamento. Chi ci riuscisse scoprirebbe che il quarantesimo livello è in effetti vuoto, eccetto per un portale che riporta in superficie.
Sfida da fare tremare i polsi e scatenare l’adrenalina, ma estrema e il gioco estremo non fa per me. Preferisco investire tempo nello scoprire qualcosa di nuovo che spremere fino all’ultimo ciò che già conosco.
Non credo che giocherò ancora a Brogue, così come continuo a seguire lo sviluppo di Angband ma non mi sono mai rimesso seriamente ad avventurarmici. La prossima sfida sarà probabilmente ancora quella di un roguelike, perché il mix di complessità e pericolosità lo trovo irresistibile. L’ambiente di un gioco di ruolo di massa è inarrivabile, per via del rapporto umano e dell’immersione nel mondo; se gioco da solo, niente porta alla fine la stessa soddisfazione di un roguelike. Tranne forse le avventure, dove in qualche caso mi sono veramente appassionato.
Oggi mi godo la soddisfazione di avere vinto una sfida forte e di averlo fatto in modo convincente. E poi apriremo qualche altro sotterraneo, forse.