La privacy è importante e Apple se ne fa un vanto. Purtroppo però capita che la realtà diverga dai propositi. Scrive su Mastodon Mysk:
Ogni cosa che digito nel campo di ricerca di App Store viene registrata come un evento e associata al mio Apple ID prima di essere spedita ad Apple. […] Gli eventi vengono registrati mentre digito carattere dopo carattere. […] Di ogni evento viene registrato anche il timestamp, insomma Apple può calcolare la mia velocità di digitazione. […] I dati sono inviati ad Apple in tempo quasi reale, la differenza tra Event Time e Post Time.
Non accade ovunque. Sappiamo per esempio che Mappe non si comporta in questo modo e non associa i dati a un Apple ID prima di spedirli. Però su App Store succede.
Il commento più appropriato è quello di Pixel Envy, che per una volta rubo estesamente:
Posso capire perché Apple voglia correlare il testo digitato con autocompletamento e suggerimenti. Posso anche capire perché Apple voglia attaccare query di ricerca complete a un Apple ID. Disapprovo entrambe le azioni, ma posso accettare che si voglia sapere se i suggerimenti sono utili e se appaiono in tempo utile, per rendere i risultati più rilevanti per chi cerca. In teoria.
Non posso invece capire perché Apple voglia registrare tutto il testo digitato E e le query complete E le correli a codici temporali a livello di millisecondo E colleghi tutto questo a un Apple ID. Questo è esattamente l’opposto del concetto di minimizzazione dei dati. […] Non è “tracciamento” secondo la definizione di Apple, […] ma viola lo spirito della privacy dell’utente.
Vorrei averlo scritto io, è perfetto.
Non c’è opt-out e non c’è un comando per disattivare questo tipo di comportamento e quindi tocca tenerselo così. Da tenere presente quando si vogliono cercare cose in App Store.