Siamo decisamente offtopic ma non saprei dire per quanto ancora. Ho inoltre classificato la notizia nella categoria Software del blog, direi a pieno diritto.
Scrive la BBC che ha tentato in tutti i modi di interpellare l’azienda di test genetici Atlas Biomed, senza riuscirci.
Non è l’unica. Centinaia di cittadini britannici e no sono stati lasciati al buio dopo avere commissionato e pagato test genetici che sono tuttora privi di un esito ufficiale. I social media di Atlas Biomed sono a tracciato piatto da mesi se non anni. Le quotazioni dell’azienda sono sospese, al numero di telefono dichiarato non risponde nessuno e gli uffici, la BBC ha provato a visitarli, sono vuoti.
La società è regolarmente registrata nell’elenco delle imprese inglesi, ma non aggiorna la propria documentazione da dicembre 2022.
Aveva otto persone in organico, delle quali quattro hanno dato le dimissioni, tra cui un miliardario russo di Mosca e un altro cittadino russo.
Di aziende fantasma ne abbiamo viste e riviste, ma questa parrebbe la prima a detenere un database importante di DNA dei suoi clienti. Database del quale non si hanno notizie né indizi nonostante i tentativi di indagine.
Negli ultimi anni la sorte è stata poco benevola con le società che fanno del DNA un business. L’ultima è 23andMe, che ha problemi di più generi e ha subito attacchi hacker che hanno portato qualche milione di doppie eliche in vendita sul mercato nero. Prima ancora, Ancestry è stata acquisita da Blackstone, società di investimenti sulla cui posizione etica rispetto alla compravendita di dati genetici è lecito nutrire scetticismo.
MyHeritage aveva avuto un problema di sicurezza, con tanto di novantadue milioni di email e password di utenti registrati messi a nudo; eccetera.
In tutti questi casi, comunque, si ha un’idea di dove siano i dati e chi possa averne qualche responsabilità.
Atlas Biomed è per il momento l’unica riuscita a fare scomparire un database genetico nel nulla completo.
Che cosa succede, o può succedere, in un caso del genere? Probabilmente oggi il novantanove percento di noi è estraneo alla tematica. Probabilmente, entro dieci anni la percentuale sarà vicina al cinquanta percento e sarebbe bello avere qualche tipo di garanzia sulla gestione e sulla tutela del nostro patrimonio genetico, dove sono scritti il nostro presente, il nostro futuro e un buon pezzo di quella della nostra famiglia.
Oggi non c’è niente e neanche l’idea di una qualche regolamentazione. Mentre il DNA si avvia a diventare pane quotidiano per istituzioni sanitarie ed è tutto da vedere se la sua diffusione si fermerà qui.