Quando scriverò un libro sui numeri casuali, introdurrò con il fatto che non sono capace di invidiare. Sin da giovane, quando nella compagnia giravano le ragazze, che dopo, quando i compagni di basket la buttavano sull’altezza o nel mondo del lavoro, dove tanta gente confronta in base ai soldi, semplicemente neanche mi viene da provarci e le fortune degli altri mi lasciano indifferente (o contento se si tratta di amici).
Devo dire che non si tratta di una condizione monacale acquisita attraverso anni di meditazione e prove di severità crescente, ma più probabilmente di qualche disfunzione psicologica. Il pulsante dell’invidia non mi funziona e non ho fatto niente per meritarmelo.
Sotto, sotto, tuttavia, quando leggo che parte del lavoro di John D. Cook consiste nel verificare l’efficacia di generatori di numeri casuali, un pizzicorino lo avverto.