Il lento avvelenamento da cosiddetta intelligenza artificiale procede con il solo fastidio di qualche voce che si leva un attimo a contrastare inutilmente la marea.
Proseguono i dibattiti su come sarà iPhone tra due generazioni, per cercare di distogliere l’interesse da quella che apparirà tra un mese e mezzo.
I fanatici della privacy si scontrano con quelli del lìbero sfruttamento dei dati personali, senza la minima ipotesi di soluzioni abbastanza radicali da creare un cambiamento effettivo per il meglio.
Molte miglia logiche più lontano, viene annunciato Swift 6, la nuova versione del linguaggio di programmazione aperto di Apple, e non senza discussioni. Non tutto piace a tutti, non tutto riesce al primo colpo.
Ciononostante, in questo clima informatico gattopardesco, l’idea di cambiamenti, veri, sotto il cofano, che influenzeranno si spera positivamente lo sviluppo di migliaia di app, fa più effetto di una ventata di aria fresca a mezzogiorno.
Imparare a programmare. Imparare e scriptare. Imparare almeno la teoria. Imparare. È l’unico percorso che salva dal passare la vita a leggere riassunti prodotti dal chatbot nell’illusione che davvero sostituiscano la lettura.
Many miles away
Something crawls from the slime
At the bottom of a dark
Scottish lake
(The Police, Synchronicity II)