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19 giu 2024 - Internet

La politica delle canoniere

Anche quest’estate la sede operativa è stata spostata in località marittima e godrà, parola non appropriatissima, di una connessione a Internet instabile e manchevole.

L’anno scorso avevo provato a interessarmi alla possibilità di un servizio di Internet ricaricabile, da seconda casa, che si possa aprire quella volta che vai e spegnere quando torni a casa, anche sovraprezzato nell’uso per carità, se vuoi la connessione a comando per due mesi l’anno è anche ragionevole che in quei due mesi abbia un costo superiore alla media.

Per la mia zona erano uscite solo due opzioni: Tim, con un’offerta via cavo, e Eolo, con la sua offerta Wi-Fi. Tim è azienda non grata e mai verrà scelta; dopo un sopralluogo del tecnico, è emerso che in realtà alla mia posizione geografica manca qualche metro di altitudine, che mi avrebbe permesso di captare il segnale del ripetitore.

Quest’anno mi sono mosso in anticipo per individuare eventuali novità e sono arrivate due notizie, una buona e una cattiva.

La buona: oltre all’offerta di Tim, che resta attiva, Eolo può raggiungermi, grazie all’aggiunta di una offerta Fwa, misto fibra e Wi-Fi. A me andrebbe bene anche una banda mediocre, purché continua nel tempo, Fwa è una buona cosa se considero le condizioni di partenza.

La notizia cattiva è che entrambi i fornitori di Internet ricaricabile, da quest’anno applicano alle loro offerte un canone.

Sì, ricaricabile e canone nella stessa frase; la lingua italiana ha perso un ossimoro (e Eolo un cliente). La fornitura di banda si può accendere e spegnere, ma ogni mese viene addebitato un canone tipo di cinque euro, per tutto l’anno.

Per parlare chiaro: a casa, pago Internet fissa nei dintorni dei venticinque euro al mese. Firmerei volentieri per avere una connessione paragonabile, ma pure meno, per i due mesi che mi serve, anche al doppio della cifra. Nessun problema, l’esigenza è particolare, non sono obbligato a trasferirmi al mare, pago per il privilegio.

Cinquanta euro per due mesi, cioè cento euro. È quello che Eolo vuole per l’installazione (e copre, per essere onesti, anche il primo mese di fornitura). Poi c’è da pagare il resto del periodo di consumo. Infine c’è il canone, che in un anno fanno sessanta euro. Andiamo vicini ai cento euro al mese per due mesi di utilizzo, il quadruplo di quello che pago a casa. Il doppio sì, il quadruplo no.

(Per i furbacchioni intenzionati ad accettare l’offerta e disdire dopo un mese: c’è una penale che conta quasi esattamente come undici mesi di canone).

Tim, per completare la disamina, non ha fatto che aggiungere il canone all’offerta già attiva e in pratica alzare la tariffa di cinque euro al mese, anche nei mesi di non utilizzo.

Scartata l’opzione Starlink, affascinante quanto proibitiva all’ingresso (la parabola costa, in offerta speciale, duecentocinquanta qualcosa, non so se euro o dollari), non resta che continuare a programmarsi il lavoro offline all’ora di pranzo (la cella si satura) e nella prima serata. O spostarsi famiglia permettendo.

E sperare che l’anno prossimo ci sarà un progresso nelle magnifiche sorti della mia connessione.

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