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20 apr 2024 - Software

Puntare in alt

Al primo posto tra le app gratuite su App Store c’è Delta, uno splendido emulatore di Nintendo, veramente gratis, perché non ha né pubblicità né raccolta di dati dei giocatori. È una specie di sogno proibito.

A patto di vivere fuori dall’Europa. In Europa, per effetto di non so quale regola antitrust, per avere Delta bisogna installare un app store alternativo di nome AltStore PAL e procedere da lì. Su App Store non c’è traccia della app.

Delta è ugualmente gratuito dall’app store alternativo, però bisogna pagare un abbonamento annuale di un euro e mezzo l’anno in quanto, per gli accordi presi tra Apple e la Commissione Europea, Apple è obbligata a permettere l’esistenza di app store alternativi ma questi sono tenuti a pagare un canone.

Il fondatore di AtStore PAL è lo sviluppatore di Delta, Riley Testut, che ha deciso di mettere in piedi il sistema per il motivo che Apple, fino a pochissimo tempo fa, vietava gli emulatori su App Store e lui non aveva un modo per fare arrivare Delta alle persone. Secondariamente, ma non tanto, vorrebbe anche mantenersi facendo il programmatore; una volta terminata la fase di debutto, AltStore PAL aprirà ad altri sviluppatori e ad altre app, che potranno essere anche a pagamento.

Direi che la testardaggine di tutti i soggetti in gioco ha portato a un risultato sgradevole per chiunque. In prima fila, Apple testarda a tenere fuori da App Store opzioni più sane delle attuali di distribuzione e pagamento delle app. A pari merito, la Commissione Europea, che non sa distinguere tra un monopolio e la gestione di un marketplace di proprietà. Scrive John Gruber:

Tempi interessanti per chi usa iOS in Europa. Entrambe queste cose posono essere vere:

  • DMA [la regolamentazione in gioco] è una pessima legge che, ritengo, sarà più di danno che di beneficio per la maggior parte degli utenti.
  • Per gli utenti evoluti e gli entusiasti di iOS, i marketplace alternativi di app saranno utili e stimolanti. Non c’è miglior posto che l’Europa per possedere un iPhone oggi.

I primi iPhone che sono arrivati in Europa, clandestinamente perché non era prevista la loro vendita, richiedevano il jailbreak e di conseguenza fu naturale che nascessero app store alternativi. Passata la prima fase di interesse, tuttavia, il fenomeno divenne sempre più marginale fino a divenire irrilevante.

Ho letto la descrizione generica di Testut dl AltStore PAL e, da pessimista scettico sugli app store alternativi, lo trovo un buon sistema dal punto di vista della sicurezza e della compatibilità, i due punti deboli della libera distribuzione del software. Ma più avanti, se avrà successo, chi vigilerà e garantirà per tutto quello che appare? Neanche Apple riesce a proteggere al cento per cento App Store. Ma ha una reputazione, miliardi in saccoccia, una infrastuttura gigantesca e così si impegna perché, se proprio deve succedere qualcosa, sia almeno circoscritto e non troppo grave. Gli altri? Se domani, insieme a quello di Testut, appare un altro store alternativo, molto attrattivo ma poco raccomandabile?

Apple dovrebbe cambiare il sistema di prezzi, abolire gli infami acquisti in-app, condurre lotta spietata contro le app clone e quelle troppo affamate di dati personali. Deve consentire inoltre la vendita di aggiornamenti e di versioni nuove dello stesso programma, cose semplici, normali.

La Commissione Europea dovrebbe consentire ad Apple di essere soggetta al giudizio del mercato più che ad astratte utopie antitrust, che mettono a rischio la sicurezza di decine di milioni di apparecchi senza un motivo reale.

Noi tutti dovremmo valutare mooolto bene le nostre scelte. A partire da un criterio semplice: se sbaglia Apple, ci rimette Apple. Se sbaglia l’Europa, ci rimette Apple e ci rimettiamo pure noi. L’Europa politica non ci rimette alcunché. Mai.

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