È da tempo che Apple accusa una grande pressione per le sue politiche commerciali su App Store, con la commissione del trenta percento che appare eccessiva e inadeguata per i tempi, il problema del divieto per le app di usare sistemi di pagamento che non siano App Store stesso eccetera. John Gruber ha recentemente scritto un bel compendio sulla situazione olandese, il cui governo ha multato Apple per tre volte rispetto a certi obblighi che dovrebbe osservare sulle app per il dating.
Apple ottempera alle richieste ma in modo non proprio convincente secondo le autorità olandesi e il braccio di ferro si sta trascinando senza capire chi sarà il vincitore ma, soprattutto, che tipo di vittoria potrebbe sperare di conseguire.
Apple lavora per conservare i propri margini e la propria posizione strategica. Forse ci riuscirà, forse no; in ogni caso, se anche perdesse dieci o venti miliardi di profitto, certo non sono noccioline, ma l’azienda è talmente in salute che potrebbe permetterselo.
Sono più preoccupato del fatto che ho impostato la sveglia di watch riciclandone una già usata, cui avevo dato un nome. E ora non riesco a cambiare il nome.
Le strategie commerciali vanno e vengono, se smetti di fare soldi da una parte puoi provarci da un’altra e ad Apple non mancano le alternative, specie pensando ai recenti ritrovamenti nei log e nel codice di riferimenti a un RealityOS che preluderebbe a un ingresso nel mercato della realtà aumentata. Apple era abituata a contare solo su Macintosh; oggi i flussi di cassa arrivano da almeno cinque canali diversi e potrebbero anche aumentare di numero.
La magia, però, non dipende dai miliardi. Deve restare viva, o il danno sarà, per quanto invisibile, superiore a qualsiasi diatriba sui pagamenti.