In attesa che qualcuno realizzi davvero la mappa della libertà, per fortuna c’è chi si dà da fare per difendere la libertà di codice. Su qualcosa il software libero dovrà pure girare.
Per fortuna c’è quel computer chiuso, proprietario e inaccessibile che si chiama Mac, per il quale – come avranno fatto? – è iniziato il supporto di Linux relativamente ai sistemi con chip Apple Silicon. (Scrivo Apple Silicon perché a breve scrivere M1 non sarà più comprensivo di tutta l’offerta). Linus Torvalds e compagni hanno iniziato a coprire quello che sarà l’ultimo avamposto di libero pensiero informatico.
Ribadisco la previsione già fatta, da un’altra angolazione: da qui a dieci anni, per usare software veramente libero, molto probabilmente sarà indispensabile un Mac.
Su qualunque altro apparecchio funzionerà solo il Linux-frankenstein, quello sottoposto a lobotomia per funzionare come accessorio sterile e vicolo cieco del sistema operativo su cui si sono appena inventati che sia stato inventato il web.
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