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Dal mondo Apple all'universo digitale, in visualizzazione rapida dell'ovvio

8 dic 2020

Retrospettive

Il 10 settembre 2013, ricordava Jean-Louis Gassée, Apple annunciò il processore A7 per iPhone 5S, il primo a sessantaquattro bit per iOS.

Patrick Moorhead twittò i 64 bit aggiungono al massimo più memoria e più registri. Punto.

Oggi M1 esce mentre la serie A è arrivata al numero quattordici. Patrick Moorhead ha criticato aspramente i nuovi Mac con M1 per varie ragioni, tra le quali la mancanza di connessione 5G (più lo rileggo, più è sensazionale).

Gassée riportava benchmark di velocità molto interessanti per A7, ottenuti con Geekbench. Sì, quello che oggi quelli del PC liquidano perché la vita reale è un’altra cosa bla bla bla. Parla di Phil Schiller che commenta le prestazioni del processore e le definisce di classe desktop. Si chiedeva Gassée:

“Classe desktop” implica che Apple potrebbe usare versioni future del suo processore a 64 bit per sostituire i chip Intel nei suoi Mac?

E ricordo quelli che si accaloravano a spiegare che i sessantaquattro bit in sostanza non portavano alcun vantaggio. Senza quell’A7 di sette anni fa, oggi non c’è M1. Hai detto niente.

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