Primo atto: cattiva Apple, perché il nuovo Mac/iPad/iPhone⁄watch/tv è una macchina chiusa e non riparabile o difficilmente riparabile. Segue trombonata sul right to repair.
Secondo atto: cattiva Apple, perché ho portato il mio aggeggio all’Apple Store e vogliono darmene uno diverso per cinquecento euro invece di ripararlo. Ampiamente criticabile ma, per logica, come potrebbero ripararlo a costi ragionevoli se è una macchina chiusa?
Terzo atto: cattiva Apple, perché a me non la si fa: mi sono documentato su Internet, ho trovato i pezzi con poca spesa e mi sono fatto la riparazione da solo (variante: il cinese con spesa modica). Tiè!
La morale: il right to repair non esiste. Né in informatica, né altrove. Esiste la ability to repair. semmai.