Era solo mezza notizia, quella della crescente pignoleria di Apple verso l’uso di batterie non originali nei propri apparecchi.
L’altra mezza notizia è che viene allargato il numero degli operatori indipendenti autorizzati a compiere riparazioni su apparecchi Apple. I riparatori avranno accesso a tutti gli strumenti, le parti di ricambio e le documentazioni di Cupertino. In più dovranno essere certificati e superare una serie di esami.
Apple diventa pignola sulle batterie. Il sospetto di molti è che voglia blindare un business dei ricambi.
Apple diventa pignola sulla qualità dei riparatori e contemporaneamente ne fa aumentare il numero. In pratica, se c’è un business dei ricambi, lo demanda, tutto o in parte, a terzi. Il che smentisce l’idea della blindatura del business.
Il sospetto mio è che, semplicemente, vogliano rendere più agevole la riparazione – per dire – di un iPhone e, grazie all’alleggerimento del carico di lavoro sugli Store, aumentare la qualità del servizio degli Store stessi e quindi la qualità del servizio al cliente.
Contemporaneamente, con la pignoleria sulle batterie originali, sembra anche esserci l’intenzione di limitare almeno certe categorie di guasti e lasciare al cinese solo e soltanto quelli che proprio vogliono scientemente correre il rischio di una riparazione senza garanzie.
Faccio fatica a vedere penalizzazioni dei clienti o profitti furbi a spese dei più sfortunati. Lo scenario più probabile nel medio termine è che mi sia più facile trovare un riparatore sotto casa, che questo riparatore sia preparato e certificato, usi pezzi garantiti e sappia fare un lavoro a regola d’arte.
È una buona situazione. Ma qualcosa, nella catena dell’informazione, fatica a trasmettere il messaggio. Anche di giornalisti preparati e certificati ci sarebbe abbastanza bisogno, nonché capaci di valutare le informazioni e formulare una sintesi onesta.