Leggi di Apple che sarebbe sotto accusa perché martella le app che fanno uso di sistemi di Mobile Device Management per monitorare il comportamento di altri telefoni, quindi con strumenti di controllo a distanza (che è tutt’altra cosa). I più candidi lasciano intendere che la mossa faccia sparire app scomode per la funzione di Screen Time di iOS. Il New York Times titola addirittura Apple si accanisce sulle app che combattono la dipendenza da smartphone. Che barba.
Tizio smarrisce il suo Apple Watch nell’oceano e lo ritrova sei mesi dopo, funzionante. Che noia.
Invece: programmatore nota che i giochi open source di id Software pubblicati a suo tempo su iOS (Doom e Wolfenstein 3D) non funzionano più perché il loro codice è rimasto a trentadue bit, e rimette a posto il codice. Già che c’è, abilita il codice anche per Apple TV e poi ripete la procedura per una manciata di altre edizioni di Doom, Wolfenstein e Quake.
Notizia superinteressante perché solleva una marea di questioni. Elenco disordinatamente il materiale per la riflessione:
- Il programmatore fa per lavoro tutt’altra cosa. Ci si è messo per hobby.
- Il sito lavoro non si traduce automaticamente nella (ri)pubblicazione su App Store, perché in alcuni casi è stato sistemato il motore, ma servono i file grafici originali, ossia bisogna possedere il programma e bisogna provvedere in proprio alla compilazione.
- Anche se volesse, il programmatore non può (ri)pubblicare i giochi stessi, dato che il copryright resta a id anche se il codice è aperto.
- Il tema della curatela e della manutenzione del software di valore (inutile borbottare, Doom è parte della nostra storia e cultura) è sempre più all’ordine del giorno. Servono curatori.
In questo specifico caso, chiunque di noi potrebbe diventare curatore, armato di Xcode e di pazienza. Riportare al funzionamento un software che ha bisogno di essere aggiornato ha più sapore, come sfida, che costruire un Hackintosh largamente fine a se stesso.