Dai cassetti virtuali è saltato fuori senza motivo speciale il comunicato del lancio di Amazon S3.
È stato l’inizio di un cambiamento vero e imponente; oggi lo storage via Internet è normalità e un mondo senza cloud pare un’ipotesi assurda. Anzi, viene da scommettere che nel giro di una generazione spariranno i dischi locali, o quasi.
Eppure era il 2006. Ieri. Un anno dopo è arrivato iPhone ed ecco poste le basi per avere il nostro mondo computazionale ovunque, accessibile dal taschino. Nel 2005, a guardarlo adesso, si viveva una sorta di Paleolitico informatico.
Anche una bella lezione di praticità e opportunità. S3 nacque come risposta a un problema di costi: Nessun disco rigido dell’azienda era pieno fino all’orlo. Quindi tutti i dischi rigidi contenevano spazio inutilizzato, per cui si era pagato. Come recuperare il costo dello spazio vuoto? Perché non rivenderlo all’esterno?
A leggerli così sembrano i vaneggiamenti di uno zio tirchio. Hanno “solo” fatto nascere un’industria pressoché nuova e immensa per portata.
Chi vive il mondo digitale con noia o cinico disprezzo perde davvero qualcosa. Le storie degne di essere raccontate sono tante e ancora sorprendenti.